Ieri avevo deciso di scrivere una poesia per ritrasmettere il non-messaggio della meditazione. Ma come accade spesso con le decisioni di tipo semi-artistico, nulla di nulla. No-versi, no-logo, solo un piccolo buco, d’estro e fors’anche persino di memoria. Sennonché stanotte mi sveglio e l’unico modo per impiegare il tempo è soffermarmi un po’ a discettare sul nulla. Ci giro attorno, più sincero che mai, poi mi ridistendo e, nell’assenza di luce, mi rilasso. Ecco il senso della meditazione in quanto assenza. Ma temo che se non sei aduso e pensi ancora alla mente come a una serie d’ingranaggi rimarrai perplesso. Ecco, il punto è questo: posso solo dirti come non stanno le cose. Ignora deliberatamente il centro, stai certo che in un soffio lo riconoscerai … di nuovo.
Il non-messaggio della meditazione
Dolci,
oppure addio.
Come fai a iniziare
con “dolci” oppure “addio”?
In realtà sono qui
e di struggente o languido
che scaturisce dai sentimenti
fomentati dall’immaginazione …
Beh, mi vergogno,
svelarti com’è fatta una poesia
mentre la scrivo
è un po’ troppo.
Vediamo un po’.
Dolci sono sempre i ricordi,
mentre gli addii piangono ciò che lasci
perché si prefigurano
quel che accadrà.
Al centro ci sei sempre tu.
Pensa un po’, invece, a chi rimane,
chi ritorna,
chi soffre, poi sorride.
Un po’ di nostalgia
non guasta
E’ vero, ti rigenera,
ma ora che sei quasi sveglio
stringi il pugno,
afferra il vuoto
e non mollarlo mai.