Questa poesia è concepita in modo tale che alla fine, dopo averla letta, tu rimanga con un senso di vuoto. Sarà, … ma perché te lo racconto prima? Perché dovresti afferrare l’opportunità al volo e meditare su quello spazio sgombro. Comincia coll’ignorare tutto ciò che ti circonda. Chiudi gli occhi. Se l’ignori non avrai bisogno di concentrarti su nulla perché convergerai naturalmente – sottolineo, naturalmente – verso l’ipotetico centro del tuo essere interiore. Va bene, ma il vuoto? E chi ha mai parlato di vuoto? Dovunque ci sia tu v’è pure l’essere “uno con tutti”.
Dov’é? (meditare sul vuoto)
Dov’é lo spirito?
Lo cerchi di qua, poi di là,
suppergiù dovunque, in alto come in basso,
tra le alte sfere, come in fondo alla china.
Sennonché t’illudi che sia nel mezzo,
tra le mezze dune di una distesa amorfa.
O piatta? Comunque quasi finta.
E’ una via che non conduce mai
da nessuna parte.
Dov’é la verve?
Dov’è che l’hai lasciata?
Dov’é il mordente?
Dov’é il guerriero che conquistava tutto?
Si è finto e atteggiato per espugnare il nulla …
Oddio, ma è vuoto!
Già, … dove credevi fosse
lo spirito perenne?