Non occorre scalare vette né forzare il passo per meditare: basta accogliere il tempo così com’è, lasciandosi cullare dal ritmo discreto dei giorni che scorrono. Novembre, con la sua luce obliqua e il suo respiro incostante, invita a sostare, a contemplare senza fretta, a percepire la semplicità di un istante che non chiede nulla. Questa poesia non propone imprese né sacrifici, bensì un invito a vivere la meditazione come un dono, da esperire nel silenzio, quando l’animo si fa più attento e il pensiero si ritira.
Credi davvero che per meditare bisogna adoperarsi ad oltranza per raggiungere e conquistare chissà quali mirabolanti vette di totale e pervicace abnegazione? No, la meditazione non è un supplizio, non è un esercizio per immolarsi sulla via del più totale sacrificio, se non della fede o di chissà quale altra fantasiosa idiosincrasia in itinere. No, ora che novembre è qui prendilo per ciò che è, gustalo come fosse un dolcissimo frutto e vivilo come se si trattasse del tuo, del nostro ultimo novembre.
Dolce novembre
Dolce novembre,
tu che malgrado il ritmo
con cui procedi sempre
dapprima a tratti lento,
poi, d’improvviso, frenetico e suadente, …
Tu che ci lasci,
stupiti ad ammirare,
l’incedere tuo lesto,
resta con noi, assorto
nel tuo silenzio intenso
– con quel frastuono calmo
del tuo sorriso mesto –
che insorge per le pause
che ti vedono ancor
viepiù loquace o taciturno o in estasi
prima che sfumi
– dinanzi ciò che fu o sarà –
l’unica veste con cui potrai agghindarti,
qui, ora, nell’attimo …
Epilogo
Novembre non è soltanto un mese, ma una soglia sottile in cui il tempo si fa ascolto. Meditare in questo periodo significa non opporsi al fluire, ma lasciarsi attraversare dal suo ritmo mutevole, come chi osserva senza giudicare, come chi respira senza trattenere. E se il silenzio si fa più intenso, non è per mancanza, ma per pienezza. In quell’attimo sospeso, forse, si cela il senso più autentico del nostro essere.
