Lapislazzuli (1), pinzillacchere, frasi semi-sconnesse. Ora, per giunta, come se non bastasse il can-can che regna disinvolto tra queste quattro mura della dimora fisica, ma espansa all’infinito dal desiderio di spaziare a oltranza tra i risvolti dello scibile pseudo-spirituale, mi metto a blaterare su ciò che appena appena conosco. A fomentare il caos emotivo ci hanno già pensato, nel corso della storia infinita di questo microscopico angolo di cosmo, schiere e schiatte di emeriti professionisti del meglio.
Quindi taci, perché se vuoi edificare qualcosa di duraturo e concreto, anteponi innanzitutto la calma – schiva e nel contempo suadente – di un abbraccio metaforico con la tranquillità. Così, rinfrancato da uno stato d’animo oltremodo versatile, ti disponi ad accettare i suggerimenti teorizzati dalle più illustri tra le dottrine possibili. Considera, ad esempio, il luogo comune che ogni marasma si risolve con l’amore. Possibile che non abbia, almeno in parte, un minimo di fondamento? No, non illuderti. Perché prima – l’amore – dovresti averlo ravvisato – intuito, conosciuto – nei più sommi e ameni risvolti.
L’amore, innanzitutto, non ammette repliche, riproduzioni. Non è melassa servita in una coppa di tintinnante cristallo. E’ duro come la roccia, impassibile come una sfinge, fermo nei propositi e del tutto sensato. Chi te l’ha dipinto come un’iridescente colomba, sognava. Ma tu, l’hai incontrata davvero una colomba, o hai intravisto solo il suo stereotipo? L’amore è quell’armonia che si genera quando c’è sincronia tra gli esseri e le cose, tra la superficie e la vetta, tra il centro – attraverso cui siamo tutti interconnessi – e la periferia onde ci sollazziamo come lucciole ardimentose. Ed è quanto. Poi, il resto, la meditazione, la lascio tutti voi.
(1) Nel Buddhismo viene considerato uno dei sette tesori e equiparato alla coscienza di sé.