Come mai finanche i grandi maestri introducono, di sovente, i loro discorsi citando un qualche versetto di pluri-millenaria saggezza? Forse, in quel frangente, non hanno idee. Oppure vorrebbero chiarire un determinato equivoco ereditato dalla notte dei tempi e tramandato e quindi supportato dalle caste religiose più in auge. Fatto sta che l’ispirazione di chi interpreta o commenta quei detti diviene più fluida aggiungendo, tuttavia, nuova retorica a un vero e proprio codazzo speculativo senza fine.
Quando lo chiesi a colui che ritenevo il mio maestro, un anziano monaco zen, sorrise. “Io lo faccio per attrarre l’attenzione. Altrimenti tutti quei raziocini ondivaghi, chi li rallenta?”, mi rispose. Già, l’attenzione! Gira e rigira è il nucleo attorno a cui ruotano miriadi di tecniche, di artifici per meditare. Sia che osservi il flusso naturale del tuo respiro, o che pratichi la meditazione camminata; sia che tenti di esperire l’attimo, l’oggi o ricordare te stesso, se non dimenticarlo per assorbirti in un’idea o un simbolo, per contemplare l’assoluto e, quindi, la tua stessa mente … l’attenzione è sempre al centro di qualunque cavillo introspettivo. L’attenzione è come un angelo di luce e chiunque l’adoperi coscientemente è sulla via della più pura genuina, disinteressata e compassionevole consapevolezza.