Vi propongo la lettura di una profonda poesia-preghiera di Tagore scaturita dalla consapevolezza suscitata da una sincera meditazione esistenziale. Per illustrarla ho aggiunto una foto che ha per tema la meditazione. Il componimento è quanto di più sentito, originale e autentico si possa immaginare. Da una prima lettura si evince subito quanto l’eccelso Tagore faccia affidamento, in primo luogo, alle risorse interiori.
Non prego di essere
esente dai pericoli
ma di essere
senza paura nell’affrontarli.
Non chiedo che
il mio dolore sia alleviato
ma chiedo al cuore
di affrontarlo.
Non cerco alleati
sul campo di battaglia nella vita
ma cerco la mia forza.
Non imploro con ansiosa paura
di essere salvato
ma spero di avere la pazienza
per conquistare la mia libertà.
La preghiera è di Rabindranath Tagore (1861-1941), poeta bengalese, commediografo, saggista, Premio Nobel per la letteratura nel 1913, che non era nemmeno buddista, ma hindu, ed è tratta dal libro “Il cuore di Dio”.
“Let me not pray to be sheltered from dangers but to be fearless in facing them. Let me not beg for the stilling of my pain, but for the heart to conquer it. Let me not look for allies in life’s battlefield but to my own strength. Let me not crave in anxious fear to be saved but hope for the patience to win my freedom. Grant me that I may not be a coward, feeling your mercy in my success alone; But let me find the grasp of your hand in my failure”.
(Rabindranath Tagore)
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– Rabindranath Tagore (macrolibrarsi)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Rabindranath_Tagore