– Nome: Carlo –
Soggetto: “Chiarimenti sulla meditazione”
– Salve, la scorsa primavera ho iniziato ad interessarmi di sciamanesimo e siccome abito in un paesino relativamente isolato e non conosco nessuno che lo pratichi mi sono munito di libri, sia di antropologia che d’iniziazione agli esercizi sciamanici. Attualmente sto cercando di seguire il metodo celtico di John Matthews (vedi: John Matthews, Sciamanesimo Celtico, Edizioni Età dell’Acquario – N.d.R.) e ho appreso che fondamentalmente è basato sulla meditazione, in particolare la visualizzazione.
Da un paio di mesi circa, appena ho un attimo di tempo e posso lasciarmi alle spalle le occupazioni di sempre, mi chiudo in una stanza – oppure vado nel bosco – e cerco di meditare. Mi siedo dritto con le mani sulle ginocchia e tento di seguire il mio respiro. A volte provo ad usare dei mantra da ripetere mentalmente. Se possibile pratico la meditazione anche 2 volte al giorno, una appena sveglio, prima di colazione e una verso sera.
Tuttavia non riesco a dimenticare completamente le ordinarie incombenze, mi seguono come un’ombra. Ci sono riuscito solo un paio di volte. Ho provato a meditare anche sotto l’effetto della marijuana e mi sembrava piuttosto efficace, ma voglio arrivarci senza l’ausilio di sostanze stupefacenti. Più che altro fatico a concentrarmi. Pure, nella vita sono piuttosto distratto. Mi potreste suggerire qualche esercizio per cercare di migliorare la concentrazione?
Risposta
Ciao Carlo, non conosco lo sciamanesimo. Ne ho letto qualche libro, ma un conto è ciò che si apprende dall’esperienza concreta, ben altro è l’interpretazione di uno scritto, figuriamoci poi la sua comprensione.
Ma parliamo, seppur brevemente, di meditazione. Purtroppo esistono numerosissimi fraintendimenti. Le pratiche volte a suscitare uno stato meditativo come la ripetizione di determinati mantra, la visualizzazione di certi simboli, icone, scene, non sono meditazione. Il punto cruciale da tener sempre presente è l’attenzione. Ribadisco, l’attenzione. Infatti, sia che si reiteri una qualche filastrocca, sia che si preghi o ci si rappresenti mentalmente, con l’immaginazione, un qualche simulacro, l’elemento invariante di tutte queste attività rimane sempre l’attenzione. La quale si traduce poi in vigilanza, come l’incedere consapevolmente sino a divenire gradualmente, ma spontaneamente, il camminare, o il pregare consapevolmente in modo che decada la distinzione tra colui che prega e la preghiera, sino a trasformarsi nella preghiera stessa. Idem per l’osservazione del flusso naturale del respiro, che esige, come d’altronde le circostanze già menzionate, nonché qualunque situazione si possa prestare altrettanto bene allo scopo, un’attenzione fluida, rilassata, molto diversa dalla concentrazione. In pratica, una volta stabilito l’oggetto primario di attenzione, si prende atto ugualmente di tutto ciò che accade nel contesto periferico. Le distrazioni, purché registrate come tali, sono altresì bene accette.
La meditazione non presume un raggiungimento, una realizzazione, altrimenti diverremmo come il cane che ruota su se stesso tentando di mordersi la coda. Nell’attimo stesso in cui ci si ferma, ecco la soluzione! Sennonché persino gli sforzi per fermarsi diventano un ostacolo. Bene, allora qual è la soluzione? La soluzione non esiste, oppure si presenta nel momento in cui ci s’avvede che sono proprio gli sforzi ad ostacolare il rilassamento. E che il rasserenamento dev’essere soprattutto interiore. Non si tratterà quindi di mollezza, come trascuratezza, noncuranza e incuria inevitabilmente indotti dagli stati di assenza e dimenticanza. Io non sono un moralista, ma mi sembra ovvio che qualunque sostanza chimica induca incoscienza. Mentre la meditazione è l’esatto opposto, ovvero il cammino della consapevolezza.
Per migliorare la concentrazione non v’è esercizio migliore che iniziare col rimanere attenti, verso se stessi come nei confronti degli altri, rammentando, in particolare, coloro che soffrono. Diciamo che respirare o camminare consapevolmente sono solo esercizi accessori. Esercitare questa presenza di spirito … dapprincipio sembrerà piuttosto difficile, forse persino ridicolo. Prova a rilassarti ascoltando della musica, in altra occasione la quiete del sottobosco. Ma l’oggetto di osservazione più rilevante dovrebbe essere la vita quotidiana. Osservala e partecipa. Altrimenti si corre il rischio di trincerarsi in un castello effimero. Distenditi e scruta pure il cielo. I tuoi pensieri sono come le nubi che ivi dimorano. Fluttuano, lo attraversano, ma non sono il cielo. Poi si fermano, quindi soggiunge la chiarezza. Quanto più sarai interiormente rilassato, tanto più ti sentirai esteriormente attivo e concentrato. La meditazione è un’attenzione senza direzione, quindi senza frammentazione. Lo stato d’attenzione, che si sperimenta nel momento presente, conduce al silenzio del pensiero.
Mi rendo conto di aver solo accennato. Non ho la pretesa di essere stato esauriente. Pubblicherò questo articolo. L’indirizzo email è stato cancellato. Grazie.