Subject: dubbi.
Quesito
Ciao, mi chiamo Andrea e volevo innanzitutto farti i complimenti per il sito che è molto interessante e può dare veramente una mano a persone che come me si avvicinano alla meditazione e hanno moltissimi dubbi e domande da porre.
Inoltre apprezzo molto il modo in cui ti poni e rispondi alle mail e per questo vorrei sentire la tua opinione su alcuni miei dubbi.
Mi sono avvicinato alle discipline orientali leggendo un articolo sul Reiki, ma prima di ricevere l’iniziazione mi sono ritrovato a frequentare un corso di Tai chi (che tuttora pratico); devo dire che mentre nel secondo ho avuto da subito un riscontro positivo, nel primo sono rimasto abbastanza deluso (probabilmente anche per le persone che ho incontrato).
La mia domanda è proprio sulla pratica del Reiki: sembrerebbe che il fondatore della tecnica fosse un monaco buddista; ma secondo te è possibile che dopo una semplicissima iniziazione vengano aperti dei canali energetici? E cosa sarebbe questa energia universale che scorre diversa dall’energia propria dell’uomo?
Il metodo però secondo alcuni funziona veramente; tuttavia anche attraverso la meditazione, se uno si concentra in una zona dolorante, si può avviare un processo di guarigione, o sbaglio?
(naturalmente non sto parlando di tecniche sostitutive alla medicina tradizionale).
Mi piacerebbe avere la tua personale idea in merito in base alle tue esperienze che di sicuro sono in numero n-volte maggiori delle mie e dandoti la mia parola che il contenuto non verrà usato in nessun altro modo se non per chiarire le mie personali incertezze al riguardo. Grazie mille, cari saluti, Andrea.
Risposta
Ciao Andrea, grazie per gli apprezzamenti, ma soprattutto per la chiarezza espositiva.
Il Tai chi, insegnato da istruttori qualificati, è ottimo, consigliabile a tutti, e se eseguito con equilibrio e moderazione non può che produrre eccellenti risultati.
In quanto al Reiki sono perplesso. Ne potrei apprezzare taluni aspetti se pratica e insegnamento non fossero divenuti, manifestamente, ricettacoli economici, di lucro. Io non sono un moralista, ma questa contaminazione è quanto di peggio ci si possa auspicare.
Discutiamone ancora. Dopo una semplice iniziazione accade ben poco. Se il “maestro” è davvero capace, nel senso che riesce ad esprimere sul serio determinate doti o qualità “meditative”, o per chiarire, è in sintonia con se stesso, quindi con gli altri, il suo prossimo; è auto-consapevole; non si tratta di un individuo egocentrico; non è motivato, per l’appunto, da interessi alternativi; in tal caso ci si potrebbe attendere che riesca ad indurre una temporanea apertura emotiva dei soggetti interessati conducendoli a rilassarsi in modo sufficientemente repentino e profondo da “iniziare” – è proprio questo il vero senso dell’iniziazione – a percepire il proprio mondo interiore.
Riassumendo – in effetti bisognerebbe essere ben edotti sul vero significato d’iniziazione spirituale, aspetto che la maggior parte di coloro che si avvicinano a tali discipline religiose ignora – l’iniziazione, in genere, è solo una sorta d’introduzione alla dottrina che s’intende trasmettere e che in pratica avviene solo simbolicamente.
Proseguendo, coloro che sperimentano gli stati di coscienza su menzionati possono talvolta definire le personali aperture emotive, la disponibilità pregressa a lasciarsi coinvolgere, come canali energetici. Ma dal riconoscerli come risultato interpretativo di talune possibilità percettive, all’affermarne l’esistenza obbiettiva, ce ne corre!
L’energia universale di cui si discute sarebbe il cosiddetto “spirito santo” delle tradizioni cristiane, il “prana” in quelle di matrice vedica. Su questo non mi pronuncio perché la sua esperienza è soggettiva.
Se durante la meditazione ci si concentra sulla parte dolorante? Scusami, ma è un modo un po’ improprio di porre la questione, Ora tento di spiegarmi. Il processo di ciò che vien detto meditazione si può sviluppare, indicativamente, attraverso tre momenti: concentrazione, contemplazione, meditazione. L’equivoco nasce dal fatto che ciascuno di quelli successivi contiene il precedente. Quindi si può dire che un individuo in meditazione stia anche contemplando e, per certi versi, si senta anche concentrato. Ma non è vero l’opposto. Una persona concentrata non è in meditazione.
Quando ci concentriamo siamo ancora in ambito mentale, escludiamo l’ordinario flusso dei pensieri circoscrivendolo ad un’unica idea. Al contrario, il sistema che avvicina guarigione e meditazione è l’osservazione. Se ci si sofferma con pazienza, fermezza, distacco e senza giudicare sull’eventuale disturbo, può capitare che il dolore si attenui o sparisca. In effetti, con ogni probabilità, non sarà avvenuta nessuna guarigione, mentre il disagio potrebbe essersi, anche se solo temporaneamente, relativamente attenuato.
Tuttavia ci sono individui che incanalando tutta la propria attenzione e immaginando che il respiro – o l’energia vitale, il prana, se non lo spirito stesso nella sua estrinsecazione più pura ed immotivata – fluisca sulla zona sofferente, affermano di favorire o persino indurre, anche se in un secondo momento e non come riscontro immediato, la guarigione vera e propria.
Come vedi si tratta di tesi relativamente opinabili, ma non siamo ancora nel campo della misteriosofia, perché anche se l’attenzione incanalata in una determinata direzione modificasse davvero una specifica percezione, o non avesse, presumibilmente, persino un’influenza più organica e generalizzata, sarebbe ancora possibile spiegare l’evenienza senza ricorrere a concetti arcani e indimostrabili.
In conclusione, fermo restando che la prima cosa da fare in caso di necessità è quella di rivolgersi, sempre e comunque, al proprio medico di fiducia, bisogna riconoscere che le persone aperte, disponibili ad aiutare il prossimo, o più semplicemente gli individui compassionevoli, si ammalano raramente e sono così pieni di energia da sembrar davvero che ne ricevano a iosa e la distribuiscano effondendo benevolenza, pace, amore, saggezza. Si tratta di ricettacoli, canali, o più semplicemente della loro genuina e fantastica buona volontà?
I modi di dire, i termini adoperabili sono tanti. Quali sceglieremo? Quelli della propria cultura. Ma per individuarne le vere radici sarà sempre indispensabile attendere che le onde generate involontariamente dagli indomiti pensieri si plachino in modo da riuscire a scorgere un tantino al di là – opaca o riflettente che sia – al di là della momentanea apparenza, della superficie.
Gentilissimo, ho approfittato del tuo ottimo quesito per scrivere un articolo che, dopo opportuni eventuali adattamenti, pubblicherò nel sito. Non ho molto tempo ed utilizzo ogni occasione possibile per arricchirne i contenuti.
Replica
From: Andrea
Subject: Re: dubbi
Ciao,
volevo ringraziarti per la celerità nella risposta sempre molto esaustiva.
Sono perfettamente d’accordo con te sulla dannosità di certi fenomeni in diffusione e mi sento a favore di quello che viene chiamato “controvalore libero” ovvero offerta libera post “insegnamento” (considerando comunque tutte le spese che si devono affrontare per organizzare alcunché nel nostro Paese e presupponendo una certa onestà da parte dei partecipanti).
Volevo poi tranquillizzarti: anche se mi sono avvicinato a certe pratiche un po’ fuori dalla concezione occidentale (e soprattutto dalla mia preparazione “ingegneristica”) per problemi fisici (psicosomatici – definiti dai medici) e, non nego, inizialmente sperando in un miglioramento nel breve termine, ora so che non devo avere aspettative.
Questi problemi fino ad oggi hanno dato un impulso negativo e degenerativo al mio modo di essere e di pormi nei confronti della vita, della religione e soprattutto verso le persone che più amo; ritrovare me stesso (qualsiasi cosa questo voglia dire) non potrà portare che benefici; certo la strada sarà lunga e i dubbi su come agire tanti ma la volontà è forte: bisogna fare solo un passo attento e poi pensare al successivo.
Avendo la possibilità di domande te ne farei a bizzeffe: di come hai cominciato, dei problemi incontrati, ma anche in generale sulla vita, il destino e molto ancora perché ascoltare le idee di una persona schietta ma garbata, sapiente ma esente da ogni forma di presunzione è senza dubbio un piacevolissimo momento che al giorno d’oggi si ripresenta assai di rado.
Ma a questo proposito la tecnologia ci viene incontro e spero di leggere presto altri tuoi interessanti articoli. Grazie ancora. Con stima, Andrea.