Nell’essenziale semplicità dello Zen si cela una profondità che ha plasmato non solo la spiritualità, ma anche l’arte, la cultura e persino il combattimento. Questo antico insegnamento, radicato nella pratica meditativa, invita a vivere ogni istante con totale presenza, liberando la mente dai condizionamenti del passato e dalle proiezioni sul futuro. Non si tratta di una dottrina astratta, ma di un approccio concreto all’esistenza, dove persino i gesti più ordinari diventano porte verso la comprensione di sé. Nel contesto marziale, lo Zen si rivela un alleato straordinario: l’allenamento fisico si fonde con la disciplina interiore, trasformando la tecnica in un’espressione spontanea e immediata della coscienza. Quando la mente è quieta, priva di paure o aspettative, l’azione fluisce senza sforzo, guidata da un’intuizione che trascende il pensiero razionale. Ma oltre alla maestria tecnica, ciò che emerge è un’etica fondata sulla compassione e sul rispetto, dove il vero avversario da superare è l’illusione di un io separato dal tutto. Scopriamo insieme come questa antica saggezza continui a ispirare chi cerca equilibrio, sia nel dojo che nella vita quotidiana.
Lo Zen e le Arti Marziali
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«Il Buddismo Zen appartiene alla corrente Mahayana, nasce in Cina dove venne introdotto dal monaco indiano Bodidharma (in giapponese Daruma). Viene denominato Ch’an (Zen in giapponese) dal temine sanscrito Dhyana che significa “meditazione”. Secondo questa scuola si può sperare di ottenere il “risveglio”, l’illuminazione solo attraverso la concentrazione spirituale, la consapevolezza e la meditazione.
Il Buddismo Ch’an ha assorbito alcuni aspetti del Taoismo filosofico ed ha a sua volta influenzato le tecniche di meditazione taoista.
E’ importante tuttavia osservare che questa forma di Buddismo non è né una filosofia né una religione (non ricerca infatti l’immortalità, non conosce dèi, non ammette concetti tipo il peccato o l’anima), ma si può solo considerare un “sistema di vita”.
Alla base dello Zen vi è la consapevolezza della precarietà di tutte le cose, il continuo mutare della realtà al quale l’uomo deve armoniosamente adattarsi. Solo il vivere pienamente ogni istante della vita, l’immersione totale nel presente, nel “qui e ora”, porta alla vera libertà interiore, completamente svincolata dalla suggestione del passato e del futuro, in realtà semplici illusioni.
Ogni gesto della vita quotidiana, anche quello che può sembrare il più insignificante, assume per il pensiero Zen un’importanza estrema essendo vera manifestazione della vita e strumento per la realizzazione del sé.
Lo Zen mostra come si possa raggiungere l’illuminazione attraverso la piena consapevolezza nel vivere il momento presente.
Il Buddismo Zen insegna a vuotare la mente, a liberarla da ogni idea preconcetta, da ogni influenza esterna.
Si può così arrivare ad uno stato di ricettività totale che permette di reagire istintivamente al minimo stimolo.
Solo quando la mente è libera da ogni pensiero, priva di aggressività o paura si possono percepire le intenzioni di un avversario ed agire di conseguenza; si può coltivare cioè un sesto senso che permette di prevedere il pericolo e di anticipare le azioni del nemico.
Se la mente è invece turbata da pensieri o da preoccupazioni d’attacco o di difesa, non è possibile percepire correttamente le intenzioni dell’avversario.
Il continuo confronto con la morte è sempre stato per il guerriero stimolo ad una profonda introspezione che lo ha portato ad elaborare proprie convinzioni religiose e filosofiche.
Dai concetti esposti e dall’applicabilità dei principi dello Zen alle esigenze del guerriero appare evidente come, durante il lungo periodo del feudalesimo giapponese, proprio la filosofia Zen sarebbe divenuta l’ideale fondamento delle Arti Marziali nel Paese del Sol Levante.
Inoltre, quasi fosse una naturale conclusione dell’etica filosofico-religiosa interiorizzata nel corso degli anni dedicati alla pratica, spesso molti Samurai si ritiravano, al termine della propria carriera, nei monasteri Zen.
Il prestare attenzione alla propria gestualità e alle norme di comportamento nella pratica, lungi dall’essere un freno alla libera manifestazione di ognuno, ha come scopo ultimo il liberare la mente dalle influenze dell’ambiente esterno e addestrarlo ad essere presente con tutto se stesso ad ogni gesto e in ogni momento Il vuoto della mente ed il duro allenamento del corpo permettono di raggiungere l’unità di spirito e corpo: il corpo, temprato dalla dura pratica e non più frenato dalle illusioni è pronto allora a reagire istantaneamente nel modo più efficace e puro agli stimoli.
Non vi è più nessun ostacolo fra percezione e reazione; il tempo di reazione è il più breve possibile e la tecnica diventa “perfetta” in quanto eseguita in maniera inconscia, paradossalmente eseguita prima ancora di essere pensata.
Infine l’influenza dello Zen, grazie agli ideali di non violenza che caratterizzano il Buddismo in generale, in perfetta armonia con quelli taoisti, sposta il fine delle Arti Marziali dall’eliminazione dell’avversario, all’autodifesa, alla protezione dei deboli e allo sviluppo spirituale.»
(Appunti vari – Dal web)