Cos’è davvero la saggezza? Non lo sappiamo! Quindi figuriamoci se dovessimo definire un saggio, la sua realtà, la liceità delle peculiari opinioni, la tortuosità o la linearità del proprio comportamento, e così via speculando nell’ipotetico, se non nell’impossibile. Chiaro? Ancora una volta no, meglio non essere pretenziosi né, tanto meno, relativamente ottimisti: la saggezza, forse, è la conditio sine qua non dell’umanità intrinseca in ciascuno di noi, che ci caratterizza, solo che dev’essere focalizzata, quindi centrata, ossia scolpita sull’acqua, che è pura consapevolezza, ma in itinere. Bene, ma leggiamo Thich Nhat Hanh con un sorriso, è molto meglio.
Vedere la via e’ vedere me
Si dice che incontrare un vero maestro o maestra valga quanto un secolo di studio della sua dottrina, perché in una simile persona assistiamo a un esempio vivente di illuminazione.
Come possiamo incontrare Gesù o il Buddha?
Dipende da noi.
Molti di coloro che guardano dritto negli occhi del Buddha o di Gesù non sono capaci di vederli.
Un uomo che voleva vedere il Buddha aveva una tal fretta che finì per non occuparsi di una donna in condizioni di bisogno incontrata lungo la via.
Quando arrivò al monastero del Buddha, fu incapace di vederlo. Che siate o meno in grado di vedere il Buddha dipende da voi, dallo stato del vostro essere.
Sono comprensione, sono amore.
Al pari di molti grandi uomini il Buddha aveva il carisma di un santo. Quando vediamo persone simili sentiamo in loro la pace, l’amore e la forza, e anche in noi stessi.
I cinesi dicono: “Quando nasce un saggio, l’acqua del fiume si fa piu’ limpida e le piante e gli alberi dei monti diventano più verdi”.
Essi descrivono l’atmosfera che circonda un uomo santo o una donna santa.
Quando una persona saggia e’ in mezzo a voi e sedete accanto a lei, percepite la pace e la luce. Se doveste sedere accanto a Gesù e guardarLo negli occhi – anche senza vederLo – avreste una opportunità molto più grande di essere salvati che non tramite la lettura delle Sue parole.
Ma quando Egli non e’ presente, i Suoi insegnamenti sono quanto c’è di meglio, soprattutto quelli della Sua vita.
Liberta’ dalle nozioni
Leggendo qualsiasi scrittura, cristiana o buddhista, tengo sempre presente che qualunque cosa abbiano detto Gesù o il Buddha era rivolta a una persona o a un gruppo particolari in una circostanza particolare.
Cerco di comprendere a fondo il contesto in cui essi parlano al fine di intendere veramente il significato delle loro parole.
Quanto dicono può essere meno importante di come lo dicono. Quando capiamo questo, siamo prossimi a Gesù o al Buddha.
Ma se analizziamo le loro parole per scoprirne il significato piu’ profondo senza comprendere le relazioni fra chi parla e chi ascolta, forse mancheremo il bersaglio. A volte i teologi dimenticano ciò.
Quando leggiamo la Bibbia, osserviamo l’enorme coraggio di Gesù nel tentativo di trasformare la vita della sua società.
Quando leggiamo i sutra, notiamo che anche il Buddha era una persona molto forte.
La società indiana all’epoca del Buddha era meno violenta di quella in cui nacque Gesù, di conseguenza si può ritenere che il Buddha manifestasse reazioni meno estreme, ma solo perché nel suo ambiente era possibile un’altra via.
La sua reazione alla corruzione fra i sacerdoti vedici, per esempio, fu risoluta.
Il concetto di Atman, Se’, che era al centro delle credenze vediche, era in gran parte la causa dell’ingiustizia sociale dell’epoca – il sistema delle caste, il terribile trattamento riservato agli intoccabili e la monopolizzazione degli insegnamenti spirituali da parte di coloro che godevano delle migliori condizioni materiali e tuttavia non erano praticamente per nulla religiosi.
Per reazione, il Buddha diede risalto alla dottrina del non-Atman (non-se’).
Egli affermava: “Le cose sono vuote di un sé separato e indipendente. Se cercate il sé di un fiore, vedrete che e’ vuoto”.
Ma quando i buddhisti cominciarono a venerare l’idea di vuoto, egli disse: “Se vi fate prendere dal non-se’ di un fiore e’ peggio che credere nel se’ di un fiore”.
Il Buddha non presentò una dottrina assoluta. Il suo insegnamento del non-se’ veniva impartito nel contesto della sua epoca.
Era uno strumento di meditazione. Ma numerosi buddhisti da allora sono stati attratti dall’idea di non-se’.
Costoro confondono i mezzi e il fine, la zattera e la sponda, il dito che indica la luna e la luna. C’e’ qualcosa di piu’ importante del non-se.
È la libertà dalle nozioni sia di sé, sia di non-sé.
Per un buddhista essere attaccato a una qualche dottrina, persino a una dottrina buddhista, e’ tradire il Buddha.
Importanti non sono le parole o i concetti. Importante e’ la nostra intuizione profonda della natura della realtà e il nostro modo di rispondere alla realtà.
Se il Buddha fosse nato nella società in cui nacque Gesù, credo che anch’egli sarebbe stato crocifisso.
Vedere la via, imboccare il sentiero
Quando Gesù disse: “Io sono la via”, intendeva dire che per avere un’autentica relazione con Dio, e’ necessario praticare la Sua via.
Negli Atti degli Apostoli i cristiani delle origini parlavano della propria fede chiamandola “la Via”.
Secondo me, “Io sono la via” e’ un enunciato piu’ significativo di “Io conosco la via”.
La via non e’ una strada asfaltata. Ma dobbiamo distinguere fra l’”Io” detto da Gesù e l’”Io” cui di solito pensano le persone.
L’”Io” nel Suo enunciato e’ la vita stessa, la Sua vita, che e’ la via. Se non guardate veramente alla Sua vita, non riuscirete a vedere la via. Se vi accontentate di venerare un nome, foss’anche il nome di Gesù, questo non e’ praticare la vita di Gesù.
La nostra pratica deve consistere nel vivere profondamente, nell’amare e agire con carità se davvero desideriamo onorare Gesù.
La via e’ Gesù stesso e non semplicemente qualche idea di Lui.
Un’autentica dottrina non e’ statica, non consiste di pure parole ma della realtà della vita. Molti che non posseggono ne’ la via ne’ la vita cercano di imporre agli altri ciò ch’essi credono sia la via.
Ma queste sono solo parole che non hanno rapporto con la vita vera o una vera via. Quando comprendiamo e pratichiamo in modo profondo la vita e gli insegnamenti del Buddha o la vita e gli insegnamenti di Gesù, penetriamo per la porta ed entriamo nella dimora del Buddha vivente e del Cristo vivente, e innanzi a noi si presenta la vita eterna.
(Da: “Il Buddha vivente, il Cristo vivente” – Thich Nhat Hanh)
– Thich Nhat Hanh (amazon)
– Thich Nhat Hanh (macrolibrarsi)
– Thích Nhất Hạnh – Wikipedia
– Associazione Essere Pace