Cos’è la consapevolezza: la consapevolezza è la capacità di conoscere le cose con una mente chiara e ferma, senza lasciarsi influenzare da emozioni negative. La consapevolezza si impara attraverso l’esperienza diretta, non solo leggendo o ascoltando … Come praticare la consapevolezza: la consapevolezza si pratica osservando attentamente le nostre azioni quotidiane, come alzarsi, lavarsi, mangiare, bere, ecc. Si può anche fare la meditazione seduta o camminata, focalizzandosi sui processi mentali e fisici. La consapevolezza richiede volontà e abilità, che si sviluppano con la pratica costante … Chi è il Ven. Sujiva: il Ven. Sujiva è un monaco buddhista originario della Malaysia, che insegna la meditazione di visione profonda in vari paesi. Ha scritto diversi libri e articoli sulla meditazione, tra cui “Istruzioni per far placare i vulcani”, da cui è tratto il brano.
«Una delle prime cose da imparare riguarda la consapevolezza stessa. Noi ne abbiamo letto, ne abbiamo sentito parlare, ora è il momento di conoscerla attraverso l’esperienza diretta. Non è semplicemente conoscere qualcosa. E’ conoscerla con una mente chiara, ferma. In questo modo, non potete sbagliarvi. Inoltre non ci può essere nessun attaccamento, rabbia, illusione, pigrizia, irrequietezza, dubbio scettico, gelosia e così via. Una volta che potete definirla non è difficile richiamarla. E’ solo questione di volontà. Come è meraviglioso essere consapevole continuamente! Ma prima che possa essere così, dovrete essere in grado di distinguere chiaramente gli stati di consapevolezza da quelli di non-consapevolezza. Dopo di ciò dipenderà solo da voi di praticare, praticare e praticare.
In un certo senso, mantenere la consapevolezza può essere paragonato a fare un viaggio. Ecco voi siete sulla vostra bicicletta su strade accidentate e attraversando corsi d’acqua torrenziali. Dovete tenere un occhio alla strada, bilanciare la bicicletta, e continuare a pedalare. Ci vogliono considerevoli prove ed errori prima di acquisire abilità. Allo stesso modo nella vita o nella meditazione, c’è bisogno di avere esperienza per avere a che fare con le varie situazioni e gli oggetti che si incontrano. A volte quando si incontra qualche situazione particolarmente difficile, possiamo impantanarci per abbastanza tempo fino a che non impariamo a venirne fuori. Il dolore ne è un esempio. Esso è una configurazione imprescindibile nella nostra vita.
Una volta che siamo in grado di capire cosa vuol dire la consapevolezza e mantenerla, allora possiamo andare avanti a mantenerla nelle nostre attività al meglio delle nostre possibilità e più spesso che possiamo. Cominceremo dal momento che ci svegliamo dal dormire e noteremo consapevolmente l’aprirsi degli occhi. Nello stesso modo, manterremo la consapevolezza quando ci alziamo, quando ci laviamo, mangiamo, beviamo e così via per tutta la giornata fino a che finalmente ci coricheremo ancora per dormire alla fine della giornata.
Durante il mangiare, per esempio, dovremo notare consapevolmente le azioni coinvolte momento per momento. Dapprima, l’intenzione di mangiare, poi il guardare al cibo, lo stendersi delle mani, il prendere il cibo, il portarlo alla bocca, l’aprire la bocca, masticare, addentare, inghiottire, e gli altri passaggi. Durante un ritiro di meditazione, possiamo permetterci di rallentare le nostre azioni per aiutarci a concentrarci sull’attenzione alle azioni il più possibile. Infatti possiamo distaccarci abbastanza dall’ambiente circostante. Alla fine, sia nella meditazione seduta che in quella camminata, rimarrà solo l’osservazione di meri processi.
Invece, a casa o al lavoro, non saremo in grado di praticare la consapevolezza con così tanta concentrazione. Potremo farlo solo a un livello generale. Solo quando saremo liberi, potremo riprendere la nostra consapevolezza in esercizi formali con l’intensità desiderata.»
(Brano tratto da un’introduzione alla meditazione di visione profonda del Ven. Sujiva, “Istruzioni per far placare i vulcani”)
– Ven. Sujiva piandeiciliegi.it
– Bhante Sujiva (amazon)
– Sujiva – Wikipedia
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