Ouspensky sostiene, in questi brevi appunti, come l’evoluzione dell’uomo sia strettamente correlata al suo stato di coscienza, non si tratta di un evento esclusivamente e necessariamente meccanico e, soprattutto, dipende sia dalla propria capacità di giudizio e discernimento che, presumibilmente, dalla percezione della peculiare interiorità. Per evolversi – o meglio, precisiamo noi, per emanciparsi – non è sufficiente “conoscere”. Per quanto rilevante non è una condizione indispensabile. Al contrario, è fondamentale uno sforzo soggettivo che ci proietti dalla mera reattività collettiva all’irrinunciabile consapevolezza individuale. …
«Lo studio del mondo, lo studio dell’universo, è basato sullo studio di alcune leggi fondamentali che non sono generalmente note e riconosciute dalla scienza.
Le due leggi principali sono la Legge del Tre e la Legge del Sette che spiegheremo in seguito.
Incluso in esse, necessario da questo punto di vista, è il principio della scala: un principio che non fa parte del comune studio scientifico, o c’entra assai poco.
Lo studio dell’uomo è strettamente collegato all’idea della sua evoluzione, ma l’evoluzione dell’uomo deve essere intesa in maniera leggermente diversa dalla solita.
Normalmente la parola ‘evoluzione’ applicata all’uomo, o a qualsiasi altra cosa, presuppone un tipo di evoluzione meccanica; intendo dire che determinate cose, per effetto di certe leggi note o ignote, si trasformano in altre, queste altre cose si trasformano a loro volta ancora in altre, e così di seguito.
Ma dal punto di vista di questo sistema non c’è affatto una tale evoluzione: non parlo in generale, ma specificamente dell’uomo.
L’evoluzione dell’uomo, se avviene, può essere soltanto il risultato di conoscenza e sforzo; finché l’uomo sa soltanto ciò che può sapere in maniera comune, per lui non c’è, e non c’è mai stata, evoluzione.
Lo studio serio comincia in questo sistema con lo studio della psicologia, cioè con lo studio di noi stessi, in quanto la psicologia non può essere studiata, come invece può esserlo l’astronomia, fuori di noi.
L’uomo deve studiare se stesso.»
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