Ecco – innanzitutto – una breve sintesi dei contenuti. Kundalini: viene descritta come un’energia energica e poderosa, in un certo senso finanche rivoluzionaria, simile a un serpente arrotolato alla base della colonna vertebrale, che può essere risvegliata attraverso pratiche spirituali. Risveglio: il processo di attivazione della Kundalini comporta un viaggio interiore di consapevolezza ed evoluzione di matrice spirituale, portando a una maggiore comprensione di sé e dell’universo. Pratiche: vengono menzionate tecniche specifiche, come la meditazione – e il tantra –, che aiutano a stimolare e guidare l’energia della Kundalini verso l’alto attraverso i chakra. Benefici: il risveglio della Kundalini è associato a profondi cambiamenti personali, miglioramento della salute fisica e mentale, e un senso di connessione con il divino.
Questi appunti offrono una panoramica delle credenze e delle pratiche legate al concetto di Kundalini nella spiritualità, evidenziando il suo potenziale trasformativo.
Esperienze di energia e crescita spirituale (Kowalsky)
La tradizione religiosa del paleolitico e del neolitico ritrovava nel serpente il simbolo della forza generatrice e creativa.
La stessa tradizione rimase nell’India dopo la discesa della razza ariana che nel serpente vide raffigurata la potenza divina della creazione sia a livello cosmico che a livello umano.
Nell’immagine dell’uovo cosmico primordiale, Brahma, la divinità suprema, riposa su di un enorme serpente delle innumerevoli teste. Questa forza, dall’uovo primordiale, genererà infinite unità olografiche ad essa simili che formeranno gli universi. La stessa forza originaria e divina è quindi presente in ogni creatura, proprio come in ogni cellula esiste lo stesso DNA.
Nell’uomo quella forza potenziale chiamata Kundalini, giace assopita, avvolta tre volte e mezza su se stessa, alla base della colonna vertebrale.
Kundalini è la forza divina nascosta in noi, che attende di essere risvegliata.
Le scuole di Tantra e di Kundalini Yoga da millenni, attraverso innumerevoli generazioni, hanno trasmesso da Maestro a discepolo i metodi e le tecniche per portare al risveglio spontaneo questa energia e per canalizzarla lungo l’asse verticale del corpo, il canale Sushumna, dal primo Chakra, alla base della colonna vertebrale, fino al settimo, alla sommità della testa. Questo tragitto riassume in sé i gradini dell’evoluzione, dal primo Chakra, relativo all’energia atomica, al secondo dell’energia cellulare/biologica, al terzo dell’energia emozionale istintiva degli animali, al quarto dell’energia psichica, al quinto dell’energia eterica, al sesto dell’energia divina, al settimo dove la Kundalini si fonde con l’energia del Tutto: l’Illuminazione, lo Yoga.
Nel Tantra l’esistenza è vista come un’unica energia cosciente. L’aspetto energetico è impersonato da Shakti, archetipo della sostanza femminile, la materia (da mater), e la coscienza è impersonata da Shiva, il principio maschile. E’ dal loro continuo amplesso, dalla loro unione estatica che l’universo continua a muoversi e ad evolvere. Nel Tantra ogni cosa è energia.
La salita di Kundalini è un processo studiato da migliaia di ricercatori del passato e che è ancora ben visibile al giorno d’oggi. La mia esperienza dell’energia Kundalini nasce dall’incontro con Bhagwan Shree Rajneesh, il più profondo e rivoluzionario maestro tantrico della nostra epoca.
La presenza del maestro accelera grandemente l’evoluzione individuale del discepolo, sia grazie alla sua capacità di stimolare e far salire la kundalini attraverso un semplice atto di volontà, sia grazie a tecniche precise di riapertura energetica e psicofisica che all’inizio vengono eseguite direttamente da lui e poi anche da soli.
Il mio primo incontro con Bhagwan, ora Osho, fu un’esperienza fondamentale… in sua presenza la mia energia si mosse dal basso e inondò il mio essere fino alla sommità della testa e oltre. Diventai suo discepolo, un sannyasin, mi vestii di arancio e iniziai a vivere la vita che avevo sempre sognato.
Nel Tantra non esistono leggi o regole, esiste solo il gioco sacro della libertà e della consapevolezza, la sfida di essere nel mondo senza essere del mondo. A più riprese negli anni successivi, durante gli Energy Darshan, gli incontri serali, Osho mi toccò in fronte facendomi entrare in stato di coscienza espansa e di intensa consapevolezza, una volta il mio corpo quasi svenne dall’impatto mentre io ero pervaso dalla presenza del maestro. Il tutto accrebbe il mio desiderio di evolvermi e di riaprire in me le porte del divino, di ritornare ad essere uno con il Tutto.
Esiste riportata in letteratura una vasta serie di esperienze di salite di Kundalini, alcune delle quali di carattere drammatico e sconvolgente, nella mia esperienza e in quella di moltissimi amici questa salita era invece molto più dolce e delicata. Ritengo che vi sia una “salita” di carattere improvviso e con effetti altamente trasformativi che porta ad uno stato di Illuminazione o Samadhi, come ad esempio quella riportata da Gopi Krishna e dagli antichi testi tantrici, ed una “apertura” di questa energia verso l’alto, dovuta ad una armonizzazione globale delle nostre energie psicofisiche, ossia una “salita naturale e spontanea” sincronica ad uno sviluppo interiore e ad un più profondo stato di fluidità.
E’ su questo secondo tipo di Kundalini che io pongo l’attenzione, in quanto ritengo che qualsiasi tecnica per stimolare e accelerare volontariamente l’energia Kundalini sia da ritenersi estremamente pericolosa e spiritualmente dannosa.
La salita naturale avviene invece non per un atto di potere o volontà ma per uno stato di armonia interna, perché abbiamo attuato scelte più autentiche nel nostro vivere quotidiano, perché siamo riusciti a distaccarci dalle emozioni e dai nostri pensieri e dal nostro “ego”, realizzando una coscienza vuota, pacificata e silenziosa. E’ nostra comune esperienza che l’energia si avverte, come sensazione o dolore, solo dove c’è tensione e blocco, mentre se il nostro essere è in stato fluido, avvertiamo semplicemente una presenza energetica, un risveglio di consapevolezza in cui i nostri sensi diventano lucidi e limpidi e sentiamo veramente di essere ciò che siamo in grande apertura con tutto ciò che ci circonda. Questo è il vero risveglio interiore: quando la nostra vita è connessa con la vita dei sassi e delle piante, con gli uomini e il cielo, e quando percepiamo che questa vita è una stessa unica coscienza che tutto pervade.
Osho aveva creato alcune decine di tecniche di meditazione dinamiche espressamente indicate per noi uomini dell’era industriale; in particolare la meditazione chiamata appunto “Kundalini”.
Questa meditazione della durata di un’ora viene fatta ogni giorno alle cinque del pomeriggio. Una musica dal vivo o in cassetta accompagna questa tecnica, scandendone i tempi e rinforzandone l’intensità; la Kundalini è sempre stata una delle meditazioni più amate e utilizzate. Mediamente c’erano alcune centinaia di Sannyasin che la facevano e durante le feste anche un migliaio o più per volta.
La Kundalini si svolge in quattro fasi, di un quarto d’ora l’una, sempre ad occhi chiusi.
La prima fase è lo “shaking”. Stando in piedi si scuote il corpo e la spina dorsale come un serpente, in modo caotico, si lascia che ogni parte vibri, che ogni muscolo e giuntura si sciolga dalle tensioni. Stando ben saldi sulle gambe, con le ginocchia, il bacino ed il collo sciolti e leggermente flessi, si segue il ritmo della musica e ci si osserva dall’interno. Tutto il corpo diventa energia in movimento dinamico. Questo porta ad uno sblocco di tutte le tensioni trattenute e ad una grande liberazione di energia.
La seconda fase è di scioglimento e riequilibrio, Seguendo la musica più dolce e libera si lascia che il corpo danzi e ritrovi il suo ritmo e il suo movimento naturale e gioioso. L’energia si scioglie e fluisce.
La terza fase è il silenzio. Da seduti, con la colonna dritta e sciolta, la musica è ora ampia e spaziale, si entra nella parte più propriamente meditativa. Spesso arrivano pensieri, li si lascia passare senza fermarcisi su, si lascia che tutto vada come su uno schermo vuoto in cui noi siamo “il testimone”. L’energia sublima in silenzio.
E la quarta fase è il nulla, la musica tace, ci si sdraia con le palme verso l’alto, si sperimenta il rilassamento profondo, il vuoto dove anche l’io svanisce.
Queste quattro fasi mi hanno sempre ricordato i quattro tipi di onde del cervello: le veloci beta, le armoniche alfa, le profonde theta e le profondissime delta.
La Kundalini porta alla consapevolezza immediata dei blocchi che diventano punti o aree di dolore, ma porta anche, col tempo e la comprensione al loro scioglimento. Una buona Kundalini può portare ad esperienze energetiche bellissime e, quando si è giù di energia o con delle negatività emozionali, è in grado di riportare tutto alla fluidità e alla circolazione naturale.
Parallelamente alla Kundalini come energia primordiale che sale, esiste un’energia divina che discende, in India la chiamano Shaktipath, la “grazia” dei cristiani. Con Osho provai questo secondo tipo di energia divina discendente al momento della mia iniziazione, sentii che la sua energia scendeva in me con indicibile intensità e luminosità, come se la mia testa fosse aperta ed un potente raggio celeste penetrasse all’interno e irraggiasse ogni angolo remoto del mio essere; sentii anche che dal terzo chakra in giù il mio corpo era come spento, o assai meno sensibile. Con Osho sperimentavamo il movimento e l’apertura consapevole di queste due energie, io dopo alcuni anni mi ritrovai a preferire la discesa di questa energia dentro di me: era sufficiente “aprirmi” al divino perché provassi questa sensazione di essere inondato dall’alto. Certamente nell’Ashram, la comune spirituale di circa quattro – cinquemila discepoli che vivevano con Osho, ogni esperienza era incredibilmente più facile: ogni giorno queste esperienze si ripetevano con una certa regolarità, anche se mai in modo totalmente identico e prevedibile.
Il Buddhafield, il campo di energia che un maestro illuminato crea attorno a sé, stimola condizioni di sviluppo più favorevoli. Al mio secondo ritorno in Italia, dopo due anni in India, fui, piacevolmente colpito da come quelle esperienze erano ora stabili dentro di me, potevo riviverle e ricrearle da solo, anche se certamente con un poco più di difficoltà.
La Kundalini, una volta salita fino alla sommità della testa, continua il suo lento lavoro evolutivo, ripulendomi dalle cosiddette “maculazioni” fisiche, energetiche, emotive e psichiche che ostacolano la via alla piena realizzazione del divino in noi.
Per questo il serpente è sempre stato e ancora è il sacro simbolo della conoscenza e dell’evoluzione.
[ Da: “Enciclopedia olistica” di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli ]
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