Le conquiste materiali, qualunque sia il loro aspetto, nonché i molteplici riflessi che possono avere sulla vita individuale del soggetto percipiente che sperimenta siffatta copiosa congerie di vantaggi, come pure nell’esistenza di congiunti e amici … ma non solo, qualunque sia la realizzazione interiore cui si perviene e che malgrado tutto plasma o per lo meno influenza la maggior parte di coloro con cui ci s’intrattiene … e così via, compresi i più nobili o austeri benefici ricevuti dall’esemplare, quanto pura, pratica dello Yoga, sono perlopiù parvenze effimere che il non-Sé proietta dovunque per procrastinare l’abituale visione regressiva di tutto quel che appare come relativo. …
Si ottiene un sapere eminente, e poi?
Si diventa ricchi e potenti, e poi?
Ci si diverte con una bella donna, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.
Ci si adorna con braccialetti ed altri gioielli, e poi?
Ci si veste di abiti di seta, e poi?
Ci si delizia con delle vivande squisite, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.
Si visitano dei luoghi ameni, e poi?
I parenti e gli alleati sono nutriti e rispettati, e poi?
I tormenti causati dall’indigenza e dalle altre disgrazie sono allontanati, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.
Ci si immerge nel Gange o in qualche altro fiume, e poi?
Si distribuiscono in elemosina delle monete di rame, e poi?
Si ripetono migliaia di volte i mantra, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.
La famiglia si distingue, e poi?
Ci si copre il corpo di cenere, e poi?
Si porta continuamente un rosario, e poi?
Certo, non è così che i Sé è percepito.
Si onorano i brahmana con alimenti, e poi?
Si propiziano gli dèi con sacrifici, e poi?
Si è glorificati ovunque, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.
Ci si purifica il corpo con digiuni, e poi?
Si hanno dei figli e delle figlie, e poi?
Si compie il trattenimento del respiro, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.
Il nemico è vinto nelle battaglie, e poi?
Il numero degli amici aumenta, e poi?
Si possiedono i poteri dello Yoga, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.
Si cammina sulle acque, e poi?
Si tiene il vento prigioniero in una ciottola, e poi?
Si solleva il Monte Meru nel palmo della mano, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.
Si beve del veleno come fosse latte, e poi?
Si mangia del fuoco come fosse riso, e poi?
Ci si muove nel cielo come un uccello, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.
Si acquista l’onnipotenza su tutta la terra, e poi?
Si concentra in sé stessi la potenza di un dio, e poi?
Ci si innalza sino alla supremazia di Shiva, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.
Si stabilisce qualsiasi cosa con i mantra, e poi?
Si è trafitti dalle frecce senza subirne danno, e poi?
Si conosce il passato e l’avvenire, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.
L’angoscia delle passioni è distrutta, e poi?
Il pungolo della collera è smussato, e poi?
La stretta del desiderio è respinta, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.
La notte della dispersione è dissipata, e poi?
Non si trae alcun orgoglio dalla propria funzione, e poi?
Le morse della brama sono scomparse, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.
Si conquista il mondo di Brahma, e poi?
Si contempla il mondo di Vishnu, e poi?
Si comanda nel mondo di Shiva, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.
Colui nel cui cuore questo santo disprezzo per il non-Sé scaturisce in modo costante e pieno, è un vaso d’elezione per la percezione diretta del Sé che non conosceranno mai quaggiù coloro che si smarriscono nel turbine di un universo illusorio.
(Sankara)
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– Śaṅkara – Wikipedia