Ecco un breve soliloquio tra un essere di consapevolezza, uno tra i migliori esponenti della stirpe neo-terrestre prossima ventura e, ovviamente, se stesso.
Tra gli esseri di consapevolezza
– Cos’è che ti rende così avido
quando al mattino, nonostante il sole
brilli e sorrida a tutte le creature
– a mari e monti, a tutto ciò ch’è fermo o defluisce,
a tutto ciò che ciarla o sta in silenzio –;
cos’è che ti rende così triste
se quella luce non fa che disegnare cosmi
che splendono di te, di sé e poi del nulla?
Ti sembra che il bel mondo sia distante
e tutto ciò che vedi capovolto?
– Già, perché sei sceso giù in quel meandro
lasciato incustodito mentre dormi:
per esplorar quel vuoto semi-inconscio
in preda ai bei ricordi trasformati
in incubi oppressivi e semi-killer?
– Per apprezzar la luce, figlio caro!
Per viver ciò ch’è meglio e quindi
fuggir dall’orrido desio d’avere tutto,
mentre c’è ancor chi soffre per un tozzo
negato da chi poi sta mezzo in alto
dedito a infligger … sevizie per dileggio.