Quante volte ci ritroviamo a cercare disperatamente un senso in ogni avvenimento, come se la vita fosse un enigma da decifrare? La mente umana sembra incapace di accettare che alcune cose accadano semplicemente, senza ragioni nascoste o lezioni da apprendere. Eppure, esiste una bellezza sottile nel lasciare che le esperienze siano ciò che sono: pure, spontanee, libere dal peso delle interpretazioni. Come quel fiore di campo che sboccia senza chiedersi perché, anche noi potremmo imparare a esistere con la stessa naturalezza, osservando il mondo senza l’urgenza di tradurlo in significati. La meditazione ci insegna proprio questo: a fermarci, a respirare, a permettere che la vita fluisca senza doverla sempre spiegare, misurare o giustificare. Forse il vero valore non sta nel trovare risposte, ma nel fare spazio al mistero, nell’abbracciare l’incertezza con la stessa serenità con cui quel fiorellino anonimo accoglie la luce del sole.
Una delle nostre abitudini più ricorrenti – a volte quasi una fissazione – è quella di attribuire un significato – e in certe occasioni persino un valore – a tutto ciò che ci capita. Ma è mai possibile che bisogna strumentalizzare o quantificare finanche i sentimenti? Mi ami, ma quanto mi ami, insuperabile e irripetibile fiorellino di campo? E se tu fossi, invece, capitato qui per puro caso, senza il benché minimo motivo, per gioco? Eh già, potresti essere, ad esempio, un fiore anonimo, un fiore qualunque che osserva in silenzio, senza batter ciglio, un fiore da meditazione.
Senso
Oggi mi sono avvicinato
al fior fiore dell’incommensurabile,
ma non l’ho colto.
Sarò bislacco, ma mica matto.
Quegli, l’ambaradan che si camuffa in caso
non è affatto fortuito.
Prima ti fissa, cincischia,
dopodiché ti tenta,
prova a sedurti.
Fin qui nulla di male.
Purché non ti sovvenga
che dargli un senso
ti salverà la vita.
Epilogo
Alla fine, la ricerca ossessiva di un senso può diventare una gabbia, mentre la libertà risiede proprio nella capacità di accettare l’inatteso, l’effimero, l’apparentemente insignificante. Quel fiorellino silenzioso, che non chiede di essere compreso né amato in modo speciale, ci ricorda che la vita non ha sempre bisogno di spiegazioni. A volte, è sufficiente esserci, con tutta la nostra fragilità e meraviglia, senza pretendere che ogni istante ci salvi o ci riscatti. Forse la vera saggezza è proprio questa: smettere di cincischiare con il significato delle cose e, invece, lasciarsi sedurre dalla loro semplice, misteriosa presenza.