Versi scritti d’impulso subito prima delle feste natalizie. Riportati di primo acchito senza modificare nulla, nemmeno una virgola, tra il silenzio cui riconduce sempre la meditazione, gli inevitabili rimpianti per coloro che ti sovvengono ancora e una mezza gioia per tutto ciò che ti sembra comunque luminoso. Senza dimenticare un pensiero per quelli che si credono nel buio, nonché una gran tristezza per chi è convinto d’esser – in ogni caso – nel giusto.
Quando le feste
Quando le feste s’apprressano dal nulla
e ti ritrovi stanco e un po’ assopito
dal tran tran che t’avviluppa ogn’ora
per assorbirti in quel vortice d’oblio
(diméntico di te stesso)
dove la società ti esilia senza rimedio,
quando il rosso s’impone poi sul verde
per celebrar l’azzurro d’un ciel
– mezzo sereno? – che però non vedi,
quando la semi-gioia d’immagini solerti
che i media ti propinano a mezz’arte
ti contagiano sino a sentirti parte
del parapiglia che ti rimbalza intorno,
quando non v’è più nulla da dire o da pensare
perché il silenzio ti sommerge appieno,
ecco la strana festa che ti rammenta sempre
soprattutto chi è lontano o assente.