Le parole sono finite. I pensieri giunti al termine. D’altra parte, anche se ce ne fossero ancora non servirebbero più. Errore, non è l’inizio del cambiamento, tanto meno la fine di un ciclo. Ma cos’è? Già, cos’è? Forse è l’ennesima stagione che sopraggiunge di soppiatto, foriera di una brezza consapevole e quindi rigenerante? Speri sempre che il vagheggiato rinnovamento – il cosiddetto risveglio – divenga realtà. Mentre, al contrario, si defila, svanisce dietro le quinte. Credi che uno sfolgorio iridescente sarebbe pronto, se solo lo volessi davvero, a rivelarsi per esaudirti? Echi, reminiscenze, vecchie letture, oramai ti sei reso – conto di – ciò che sei, ma non vuoi ammetterlo. Lo sai che c’è un modo per uscirne, che ancora non vuoi riconoscere?
Meditare in sintonia
Tranquilli, non è la solita poesia.
Ora basta con quest’assurda parodia,
di versi anfibi che non ti dicon nulla
se non dipinger scorci
– la semplice cornice della tua incoscienza –.
Ciò che mi rende la vita più accettabile
non è la distrazione che mi da
chi finge d’aver compreso il mondo,
d’esser riuscito a coglier con un balzo
l’essenza adesso che in realtà non c’è.
Ciò che mi rende la vita più adorabile
è una chiave così eterea da sembrare un segreto
– un soffio di stupore tra lo splendore di ancora nuove gemme? –.
La ferma sintonia con l’universo qui.