Qualora l’avessi dimenticato. Lo sai che lo yoga, nonostante sia spesso dipinto con mezzetinte lievi dai toni quasi rosa è, in realtà, la via del guerriero? Ovviamente non si tratta d’impugnare nulla che non sia la propria consapevolezza, da cui discende il coraggio che fa leva, soprattutto, sulla specifica più indomita volontà. La volontà di amare, di superare i problemi, di avvicinarsi – per quanto possibile – alla sublime percezione diretta dell’Assoluto.
Quante volte ci siamo sentiti irretire dalle difficoltà? Quante volte ci siamo lasciati opprimere dallo sconforto? La prassi spirituale, in particolar modo quella dello Yoga ispirato direttamente dalla Bhagavadgītā, esige che gli stati d’animo generati dai problemi più opprimenti siano osservati attentamente, ma poi – senza attender oltre che s’ingigantiscano o creino persino confusione – siano affrontati con astuzia e sagacia, ossia – come dicevo – col piglio della più ferrea volontà. Arrendersi, compiangersi, non è degno della nostra stirpe.
La ferrea volontà
Lo sai che quando sei sul ciglio del burrone
laddove un altro passo non ammette repliche
devi girarti subito, indietro, all’incontrario,
pensar solo a te stesso, un Dio mezzo in disuso
che tuttavia può ancora risollevare il capo,
riprendersi il destino e proceder oltre,
andar con piglio indomito verso la vita che riapre
col vezzo di colui che a ogni piè sospinto
festeggia il nuovo dì, il nuovo amore, il nuovo tutto
gioendo e ringraziando per la buona sorte … lo sai?
E sì che un po’ poc’anzi ti eri disilluso,
ma quando hai visto i mari fagocitar quei monti
e le più belle vette crollare in un baleno
– aperti bene gli occhi sul male che attanaglia
i deboli ed i buoni creando un tal sconquasso
che dirsi un po’ confusi è mera ipocrisia –
solleva gli occhi al cielo e impugna il sacro scettro
di chi coglie nell’ego amor, virtù, coraggio
o a dirla un po’ più breve,
la ferrea volontà di chi vince sugli altri,
di chi vince pertanto, finanche su se stesso.