Prendo spunto dal brutale omicidio avvenuto qualche tempo fa di un sant’uomo dedito al lavoro per chiedermi: se mi capitasse di essere aggredito com’è che reagirei? Se non sbaglio, forse semplifico, ma la legge dello Stato indica che la difesa dovrà essere proporzionale all’offesa. Un momento, ma chi l’ha scritto doveva essere, come minimo, tanto per esprimermi con il massimo della gentilezza, completamente al di fuori della realtà. Stavo per dir di peggio, molto di peggio, quindi, per cortesia, immaginate il massimo del disgusto. Non intendo far retorica. Penso solo al pover’uomo che amava la sua gente, il suo lavoro, quelle piccole cose che gli davano la forza e la gioia per sopravvivere e mi chiedo: chi sono i responsabili morali di cotanta feroce violenza? Ebbene, paghino per l’offesa arrecata dal delitto. Ora una poesia.
Cosa farò col ladro?
Com’è mio caro cielo
che invece d’esser limpido
ti trovo così ambiguo
che sembri un simulacro
freddo, distante,
finanche mezzo ostile?
Eh già, l’ho detto,
dipende dal mio umore,
dipende dalla fonte
che non si stanca mai
di proiettare altrove
il bello, il puro o l’ombre
di tutto ciò che sfiora.
Se tu che sei già saggio
mi sembri chi profitta,
cosa farò col ladro
che entra di soppiatto,
mi punta un’arma,
pronto a estirpar la vita
sia a me che a tutti i cari?
Beh, per non lasciar la pelle
innanzitutto agisco,
poi osservo ciò che ho fatto.