Attribuire un senso o uno scopo univoco a questo articolo (a questa pagina, come peraltro al gruppo a cui è collegata) è un’impresa quasi ardua. L’ambito per eccellenza è ciò che tradizionalmente s’intende con spiritualità, ci sembra ovvio. Ma cos’è la spiritualità se non, in primo luogo, la routine quotidiana vissuta con semplicità e consapevolezza? Ora è mattino, mi osservo intorno e, guarda caso, il cielo è nuvoloso. Eppure avverto un non so che di frizzante. Saranno gli uccelli primaverili che cinguettano sommessi? Oppure sono gli echi del traffico che ridiviene via via più intenso? Ed io, cosa ci faccio qui? Come se non bastasse scrivo, poi a tratti cincischio sul nulla che si dipana discreto.
Ebbene, in genere attribuisco spontaneamente un nome o un significato a ogni evento: ad esempio, alle molteplici forme-pensiero che affiorano perentorie per specchiarsi nel lago ancorché poco limpido della “mia” mente. Ma solo finché qualche timido raggio di sole non trova un varco sino al cuscino (zafu) – di meditazione – che cortese si pregia di accogliermi. Quindi smetto di filosofare, rinuncio ad erigere steccati illusori, separè fantomatici, ipotetiche isole di non belligeranza e mi ritrovo “qui e ora”, per nulla avulso da tutto ciò che mi accade, per l’esattezza “presente al presente”, “nuovo nel nuovo istante”. A tu per tu col muro bianco dell’intelletto.
Siffatta via – codesto approccio – non è affatto così agevole da espandersi e affermarsi subito in tutti gli ambiti della vita quotidiana. Certo, ci vuole abitudine, esercizio; la consapevolezza dovrà procedere viepiù costante sino a che ogni eventuale intralcio non si dilegui al suo solo apparire e il prosieguo – ossia il concatenarsi o succedersi degli istanti medesimi – non diverrà come un placido, ma possente fiume d’indomabile e travolgente vitalità. Questo è il mio Zen, la mia meditazione. Forse troppo umile, ma senz’altro adatto a tutti i risvolti del tran tran quotidiano. Non più angeli, non più dei. Oppure tutto è divino e le loro presenze sono comunque costanti. Veri e propri supporti per chi ne abbia ancora bisogno, aria tersa per chi già ne fa parte.