“Guarda all’interno! Il segreto è dentro di te.” (Hui Neng)
In teoria è così, il segreto è dentro di te, Ma se prendi alla lettera questa sorta dì assunto, ripetuto peraltro a iosa da tantissimi maestri e relative correnti spirituali, corri il rischio di alterare seriamente il tuo ordinario equilibrio psichico.
“Cosa blatera costui?”, sì chiederanno in molti. Provare per credere. Anzi, non provate affatto. Nel migliore dei casi potreste ritrovarvi a lottare con l’ansia, ovverosia con una qualche inopinata pulsione emotiva. Difatti l’abituale tran tran si altera: ai picchi di eventuale benessere corrisponderanno voragini d’impotenza e paura. Qualora il vostro approccio fosse di tipo amorevole, comparirebbe l’odio … e così via. Che fare? Come uscirne fuori? Mi correggo: come sbirciare la propria interiorità senza poi essere travolti da un tornado eterico senza né capo né coda?
In primo luogo, separare l’interiorità da sé stessi, come se di fatto occupassimo una sorta di edificio a più piani, è una vera sciocchezza. La topologia cui ricorre la scienza psichica per descrivere la realtà umana è solo uno schema interpretativo. L’interiorità siamo noi, in ogni momento e in ciascun luogo ove potremmo teoricamente incontrarla. Anzi, per dirla con più enfasi, là dov’è la nostra attenzione, là siamo noi. Guardare all’interno significa, dunque, isolarsi temporaneamente dal contesto, distogliere il proprio focus dagli oggetti prospicienti, dalle formazioni mentali itineranti, da qualunque stimolo occasionale possa mai presentarsi. Non si tratta, pertanto, di una discesa – o risalita – dello Spirito in chissà quale empireo subliminale o superconscio possa mai immaginarsi, bensì in una presa d’atto di “ciò che è” l’insieme. Lo scopo è meditare senza meditare, cioè smettere di anticipare gli eventi che dovrebbero via via susseguirsi. Il “segreto” si rivelerà subitaneo purché si abbia la pazienza e la costanza di principiare e perseverare.
Ora un appunto meno tecnico per provare a far riflettere i lettori meno adusi al linguaggio della meditazione. L’interiorità non è mai dietro le quinte. C’è già, è presente ed è ricchissima. Essa è semplicemente offuscata dalle nebbie di un attivismo mentale inconsapevole. Quindi, per un breve lasso di tempo, senz’altro soggettivo, – per meditare – smetti di prefigurati alcunché …