“Che dovrei mai dirti io, o venerabile?
Forse questo, che tu cerchi troppo?
Che tu non pervieni al trovare per il troppo cercare”?
“Come dunque”? chiese Govinda.
Rispose Siddharta:
“Quando qualcuno cerca, allora accade facilmente che il suo occhio perda la capacità di vedere ogni altra cosa, fuori di quella che cerca, e che egli non riesca a trovar nulla, non possa assorbir nulla, in sé, perché pensa sempre unicamente a ciò che cerca, perché ha uno scopo, perché è posseduto dal suo scopo.
Cercare significa: avere uno scopo.
Ma trovare significa: essere libero, restare aperto, non avere scopo”.
Essere liberi
Quando ti accingi a meditare dimentica ogni scopo. Dimentica chi sei, il tuo ruolo nella società, gli impegni. Lascia gli affanni, ogni tipo di preoccupazione. Pianta in asso l’immagine dei tuoi amici, dei tuoi cari, quel ricordo che ti trascini dietro comunque, anche senza esserne consapevole. Dimentica persino ciò che stai per “fare”, o – se preferisci – “non-fare”! Molla la presa e ti assicuro che … avrai fatto il primo passo – immagina un sorriso –.
Mollare la presa è il solo e unico tentativo utile che potresti – in ogni caso – compiere. Dopodiché il resto – ad esempio la famigerata quanto utopica libertà psicologica – non sarà più una tua scelta, ma una conseguenza del tuo lieve incedere, della levità di spirito con cui ti rapporterai a te stesso, con il tuo centro più intimo, con l’essenza, che non è tua – giacché non ti appartiene –, ma è il mondo intero.
In tal senso, meditazione è libertà interiore dal conosciuto. Non sto affermando che il tuo vissuto pregresso svanirà d’incanto, che sarà sufficiente meditare e in un batter d’occhio la lavagna della coscienza sarà pulita. Il reset della mente non esiste. Tuttavia è possibile centrarsi per osservare la periferia dell’essere da una distanza sufficiente tale da sentirsi pienamente liberi. Ri-abbracciare il centro – ciò da cui, in realtà, è impossibile separarsi, l’essere o – se vi piace – Dio e il puzzle della vita si riordinerà da solo. Quindi, più fiducia in voi stessi, lasciate perdere le identificazioni periferiche, centratevi e sarete più liberi.
Meditazione suggerita
Nulla di nuovo, ma non per questo non altrettanto utile. Soffermarsi sul respiro è il sempre-verde di ogni approccio meditativo. Cogli l’occasione per eseguire questo esercizio quando sei già stanco. Rilassati, distenditi. Convergi l’attenzione sull’espirazione, quindi sull’inspirazione, ossia sulla frescura dell’aria che entra. Prendi atto di ogni eventuale pausa. Prima o poi la spontaneità si farà strada da sé.
Epilogo
Qualcheduno potrebbe giustamente chiedere: come centrarsi? Seguiteci e lo comprenderete via via da soli.