Le consuetudini spirituali o religiose relative alla celebrazione del Nuovo Anno sono numerose e si differenziano secondo i contesti e in funzione di ciascuna cultura. Il nostro scopo è, come sempre, trovare ciò che ci accomuna, quindi condividerlo con chiunque voglia prestare attenzione oltre che alle abituali dinamiche di ciascuna società anche alla realtà interiore, la sola degna di esser davvero – seppur nel silenzio di ciascun individuo – rievocata e celebrata. Omraam Mikhael Aivanhov riserva ora qualche nobile riflessione al nuovo che – per l’ennesima volta e con l’umile cadenza che gli è propria – è appena sopraggiunto, ma senza dimenticare l’antico, ciò che sta defluendo… Quindi, “in alto i cuori”, rivolgiamo all’immediato presente tutta la nostra cura perché la propria realtà – al di là di qualunque speculazione filosofica – è qui, ora, nell’istante senza tempo …
«Un anno ha termine e un altro sta per iniziare… È il periodo in cui si formulano auguri per sé stessi, per la propria famiglia, per gli amici, per tutti. È usanza incontrarsi, scambiarsi baci e inviti, sperando che il nuovo anno porti a ciascuno molte buone cose. Ma prima di pensare al nuovo anno, soffermatevi un momento sull’anno che se ne va e rivolgetevi a lui… Siete stupiti. Come? Parlare all’anno? … Sì. La Kabbalah dice che un anno è un essere vivente, e dunque gli si può parlare. Allora rivolgetevi all’anno che si allontana, e chiedetegli di ricordarsi di voi. Essendo vivo, l’anno non rimarrà inattivo; ha registrato non solo le vostre azioni, ma anche i vostri desideri, i vostri sentimenti e i vostri pensieri. L’ultimo giorno farà un rapporto ai Signori dei destini e vi collegherà all’anno nuovo. Prima di lasciarlo, sappiatelo salutare.»
(Omraam Mikhael Aivanhov)
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