Quando si cita l’illuminazione – spirituale, s’intende – si ha spesso un vago sentore surreale, ma la realtà è ben diversa. Ce lo spiega con dovizia di particolari, esemplificando in modo intuitivo, un giudizioso e provetto insegnante, Eckhart Tolle. Il chiarimento che offre è pressoché lapidario, ma proprio per questo non può essere frainteso. Bene, cari amici, cos’è l’illuminazione? …
«Il termine illuminazione evoca l’idea di qualche impresa sovrumana, e l’ego vuole che resti così, ma è semplicemente lo stato naturale di unione con l’Essere che sentite.
È uno stato di sintonia con qualcosa di incommensurabile e di indistruttibile, qualcosa che in modo quasi paradossale è essenzialmente voi eppure è molto più grande di voi.
Significa trovare la vostra vera natura al di là del nome e della forma. L’incapacità di percepire questa connessione dà origine all’illusione della separazione, da voi stessi e dal mondo che vi circonda.
Allora ognuno di voi percepisce se stesso, consapevolmente o inconsapevolmente, come un frammento isolato. Nasce così la paura, e il conflitto interiore ed esteriore diventa la norma.
Mi piace molto la semplice definizione, offerta dal Buddha, dell’illuminazione intesa come «la fine della sofferenza».
Non vi è nulla di sovrumano in questo, vero?
Naturalmente, come definizione, è incompleta.
Vi dice solamente ciò che l’illuminazione non è: non è sofferenza.
Ma che cosa rimane quando non vi è più sofferenza?
Il Buddha tace in proposito, e il suo silenzio implica che dovrete scoprirlo da soli.
Utilizza una definizione negativa in modo che la mente non possa trasformarla in qualcosa in cui credere o in un’impresa sovrumana, un obiettivo impossibile da raggiungere.
Nonostante questa precauzione, la maggioranza dei buddhisti ritiene ancora che l’illuminazione sia una cosa adatta al Buddha, non a loro, almeno non in questa vita.»
(Da: Il potere di adesso – Eckhart Tolle)
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– Eckhart Tolle su Macrolibrarsi.it
– Eckhart Tolle – Wikipedia