Cos’è, in fin dei conti, la meditazione se non conoscere se stessi? In questi brevi appunti Jiddhu krishnamurti ribadisce, con la semplicità e l’immediatezza che gli sono propri, l’antica esortazione greco antica iscritta nel tempio di Apollo a Delfi, la locuzione latina corrispondente è nosce te ipsum. Il punto cruciale delle seguenti, brevi osservazioni è il seguente: per incamminarsi sulla via della propria autoconoscenza serve forse isolarsi?
«Per capire i tanti problemi che tutti noi abbiamo, non è forse essenziale conoscere noi stessi? La conoscenza di sé è una delle cose più difficili; non richiede di ritrarci, di isolarci dalla vita. È estremamente importante conoscere noi stessi. Per conoscere noi stessi non abbiamo alcun bisogno di rinunciare alle nostre relazioni. Sarebbe sicuramente uno sbaglio credere che per conoscere a fondo noi stessi ci si debba isolare.
Non serve andare da uno psicologo o da un prete e nemmeno possiamo illuderci di poter ricorrere a qualche libro. La conoscenza di sé è un processo, non è qualcosa fine a se stessa; per conoscere noi stessi dobbiamo renderci conto di quello che facciamo e quindi delle nostre relazioni, perché l’azione è relazione. Potrete scoprire quello che siete non nell’isolamento ma nella relazione, nella relazione che avete con la società, con vostra moglie, con vostro marito, con vostro fratello o con qualsiasi altro essere umano. Per scoprire le vostre reazioni, le vostre risposte, dovrete avere una mente davvero attenta, una percezione estremamente acuta.»
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