E’ possibile vincere – superare – la dittatura delle abitudini avvalendosi, seppur indirettamente, di una maggiore forza di volontà? Prima di leggere questi interessanti appunti di Charles Duhigg, avevo sperimentato l’uso della volontà in ambito yoga. Mi riferisco soprattutto all’assunto del maestro Paramahansa Yogananda che recita pressappoco: più forte è la volontà, maggiore è il flusso di energia. Tieni presente che la forza di volontà – suscitata o stimolata dalla meditazione – è la chiave di volta per conquistare l’alveo subliminale. Ora, non vorrei mescolare i due campi, psicologico e spirituale, ma è molto semplice appurare come nella pratica di tutti i giorni la disciplina consapevole possa favorire finanche le incombenze più impegnative, nonché dischiudere nuovi, entusiasmanti, orizzonti esistenziali…
“Nel 2006 due ricercatori australiani, Megan Oaten e Ken Cheng, tentarono di rispondere a questa domanda aprendo un «corso di addestramento per la forza di volontà».
Arruolarono per un programma di esercizio fisico ventiquattro persone tra i diciotto e i cinquant’anni, che nel giro di due mesi passarono attraverso un numero crescente di routine di sollevamento pesi, allenamento alla resistenza ed esercizi aerobici.
Settimana dopo settimana i soggetti si costrinsero ad allenarsi più spesso ricorrendo alla forza di volontà.
Due mesi dopo i ricercatori analizzarono gli altri aspetti della vita dei partecipanti all’esperimento per verificare se una accresciuta forza di volontà in palestra avesse dato come risultato una maggiore forza di volontà in casa.
Prima dell’inizio dell’esperimento quasi tutti i soggetti avevano dichiarato di essere dei pantofolai.
Ora, naturalmente, la loro forma fisica era migliorata.
Più tempo trascorrevano in palestra, meno sigarette fumavano e meno alcolici, caffeina e cibo spazzatura consumavano.
Dedicavano più ore ai compiti a casa e meno ore a guardare la televisione.
Erano meno depressi.
Ma forse, si chiesero la Oaten e Cheng, i risultati non avevano niente a che fare con la forza di volontà.
E se bastasse l’esercizio fisico a rendere gli individui più felici e meno affamati di cibo spazzatura?
Così progettarono un altro esperimento.
Arruolarono ventinove persone per un programma di amministrazione del denaro della durata di quattro mesi.
Definirono gli obiettivi di risparmio e chiesero ai partecipanti di privarsi di lussi come pranzi al ristorante o il cinema.
Ai partecipanti venne chiesto anche di tenere un registro dettagliato di tutto ciò che compravano.
All’inizio era fastidioso, ma in seguito stimolò l’autodisciplina dei soggetti costringendoli a prendere nota di ogni acquisto.
Le finanze dei partecipanti miglioravano man mano che il programma procedeva.
Ma l’aspetto più sorprendente era che fumavano meno sigarette e consumavano meno alcol e caffeina – in media rinunciavano a due tazze di caffè, due birre e, tra i fumatori, a quindici sigarette al giorno.
Mangiavano meno cibo spazzatura ed erano più produttivi sul lavoro e a scuola.
I risultati erano assimilabili all’esperimento precedente: man mano che i soggetti rafforzavano i «muscoli» della loro forza di volontà in un certo ambito – in palestra, oppure nel programma di amministrazione del denaro – questa nuova risorsa si rifletteva sulle abitudini alimentari o sul lavoro.
La Oaten e Cheng condussero un terzo esperimento.
Arruolarono quarantacinque studenti per un programma di miglioramento scolastico e sulle abitudini di studio.
Com’era prevedibile, le abilità di apprendimento dei partecipanti migliorarono.
Inoltre gli studenti fumavano meno, bevevano meno, guardavano meno televisione, facevano più esercizio fisico e mangiavano in modo più sano, malgrado tutti questi aspetti non venissero menzionati nel programma scolastico.
Di nuovo, quindi, man mano che i muscoli della forza di volontà si irrobustivano, le buone abitudini influenzavano altri ambiti della vita degli studenti.
«Quando impariamo a costringerci ad andare in palestra o a fare i compiti o a mangiare insalata invece di hamburger, stiamo modificando il nostro modo di pensare» mi disse Todd Heatherton, un ricercatore di Dartmouth che si è occupato della forza di volontà. «Le persone imparano a regolare meglio i propri impulsi. Imparano come distrarsi dalle tentazioni. E quando ci si abitua a utilizzare la forza di volontà il cervello è già allenato e si concentra su un unico scopo.»”