“Buongiorno Signore, pochi anni fa ebbi la fortuna di visitare “la terra dei Buddha dai mille sorrisi” e la ventura di colloquiare con uno di loro”, esordì la rana zen durante l’incontro serale con il proprio incommensurabile – a dire il vero era proprio modesto – maestro di meditazione.
“Ebbi, dunque, l’opportunità – proseguì la nostra benamata ricercatrice – di proporgli alcuni quesiti. Eccone uno stralcio seguito dalle relative risposte:
– Chi sono gli esseri umani?
– Esseri senzienti di classe effimera.
– Cos’è che li contraddistingue?
– La loro capacità di donare il superfluo a chiunque ne abbia bisogno. In tal caso ricevono un «credito sociale» che li ricompenserà nella scala gerarchica.
– Che mi dice, Signore, riguardo l’amore per il prossimo, la compassione, la solidarietà spontanea?
– Non esistono. Sarebbe una mezza finzione. Si dona per avere un ruolo, ricoprire un incarico, accedere ai servizi sanitari, formativi e così via.
– Che ne pensa della spiritualità?
– Baggianate, la vita è tutta è solo spirituale.”
“Dopo l’incontro, Maestro – concluse la rana – mi sentii sconcertata. Mi può illuminare in proposito?”.
Il sobrio insegnante sorrise di gusto. “Perché, figliola, qui nel Tempio cosa facciamo? Ti rendi disponibile ad apprendere, dai una parte del tuo lavoro agli altri e ricevi la possibilità di frequentarci. Non ti pare lo stesso?”.
I gatti negli angoli in penombra sorrisero. Avete mai visto dei gatti sorridere? Li vedrete, comunque, al vostro risveglio.
Post scriptum: anche se queste storie sembrano, per certi versi, piuttosto inverosimili si tratta di episodi accaduti davvero, ma traslati e adattati a un nuovo contesto.