Talvolta la meditazione ci induce a smascherare illusioni che, per abitudine o convenienza, tendiamo a considerare verità indiscusse: idee che promettono ricompense future, percorsi gratificanti o traguardi spirituali da raggiungere come se fossero medaglie. In realtà, il cuore della pratica non ha nulla a che vedere con competizioni interiori o promesse di paradisi immaginari, ma con un modo diverso di sostare nella vita, libero da sovrastrutture e da false aspettative. La meditazione non si riduce a un esercizio di disciplina, ma diventa un invito a guardare oltre i condizionamenti che ci rendono prigionieri del desiderio di accumulare meriti, status o presunte elevatezze morali. Nel silenzio che si apre nell’ascolto interiore, emerge un’altra prospettiva: quella di una presenza sobria, limpida e non vincolata a dottrine precostituite. È in questa semplicità che si intravede la vera possibilità di alleggerire la mente e il cuore, scorgendo una forma di libertà che non chiede prove né riconoscimenti, ma solo disponibilità a rimanere autentici.
Uno degli errori più comuni, in ambito spirituale, è credere che sia possibile crescere in saggezza, prevalere in purezza, così come acquisire meriti e così via. D’altra parte non è neanche vero che chi si fa più umile, ossia più piccolo, sia destinato a spiccare sulla mediocrità morale, se non svettare nell’Olimpo della bontà. Tanto meno acquisirà il diritto di risiedere in un qualche futuribile Eden. I fraintendimenti, in tal senso, furono davvero numerosi. Ci fu finanche chi si assunse la briga di creare dottrine religiose sulle proprie mere e contingenti interpretazioni. Dottrine da cui sorsero, quindi, sistemi di credenze organizzate… e così via. In realtà per uscire dai meandri del dolore, della sofferenza sociale, come spirituale, esiste una sola via …
La sola crescita possibile
La vera vita è non-senso.
Chi predica la crescita
– sia spirituale che economica –
ad oltranza, come peraltro la decrescita
– che in teoria andrebbero di pari passo all’umiltà –
è un illuso, un pappagallo ebete, sognante, che non sa nulla di nulla.
Ha frainteso ciò che ha letto,
o creduto di capire, di pensare, di supporre, per sperare.
Ciò non significa, tuttavia,
che sia meglio starsene con le mani in mano.
La sola crescita possibile, auspicabile, ammissibile
è quella della reciprocità.
Epilogo
Ogni cammino meditativo autentico non conduce a vette da conquistare, ma a un ritorno sempre più semplice e naturale al presente. Ciò che conta non è la conquista di uno status spirituale, bensì la disponibilità a vivere con chiarezza, senza maschere e senza pretese. In questa apertura discreta, la meditazione ci restituisce alla nostra umanità più schietta, dove la vera ricchezza non si misura in progressi o titoli, ma nel gesto silenzioso di condividere e accogliere.
