“La meditazione è l’unico Tempio in cui, quando entri, sei davvero all’interno di un Tempio”. Osho
Il vero Tempio del Dio vivente – non quello concepito con l’immaginazione o pianificato a tavolino – è la natura incontaminata. Tuttavia, le costruzioni fisiche che riescono a integrarsi nei relativi contesti territoriali creando oasi di pace e tranquillità potrebbero ritenersi positive, foriere di grandi benefici, quindi relativamente accettabili. Senonché un punto fermo dovrebbe essere il loro fine effettivo: luoghi d’incontro e non enclave divisorie o esclusive. Se così fosse, ve l’immaginate quanti dissidi e attriti potremmo evitare? Ovviamente la realtà è ben più complessa di un semplice auspicio. Ma se nessuno muoverà i primi passi saremo destinati a guerreggiare col nulla.
Il vero Tempio trascende, in ogni modo, qualunque edificio. Un conto sono le occasioni, gli appigli di riferimento, ossia le identificazioni esteriori, ben altro l’interspazio esistenziale più intimo in cui rifugiarsi per rientrare in contatto con la propria “origine”, con l’essenza primeva, con il nostro “vero volto”. Un contatto silente che i cosiddetti illuminati – qualunque sia la peculiare estrazione culturale o religiosa – realizzano come permanente, ma che noi, umili cercatori della sacra pepita più intima detta, in gergo, “Sublime”, inseguiamo senza, comunque, poterlo mai afferrare con la semplice – e quanto mai formale – meditazione.
Credo che queste divagazioni sui Templi, interiore, esteriore, come sui massimi sistemi e, quindi, su Dio, siano troppo generiche, teoriche. Se dovessi scegliere cosa conti di più, cosa sia preferibile, se le opere, cioè la compassione o, la prassi introspettiva e, quindi, la meditazione, direi entrambe, pertanto abbraccerei la “consapevolezza”. Per il momento mi sento solo di sottolineare che il rilassamento, nonché tutti gli ambienti o le circostanze che lo favoriscono – a discapito delle più comuni, ricorrenti e fuorvianti tensioni – sono la via più percorribile che conduce al divino, ossia all’aspetto informale della realtà, al quotidiano senza gli abiti che ordinariamente indossa.
Un’ultima considerazione. Quando entri in meditazione ti ritrovi davvero all’interno di un Tempio, una sorta di ambiente, di universo atemporale in cui non percepisci più pericoli di sorta e tutto è levità di spirito. L’orizzonte celeste, ultraterreno, diviene pressoché infinito. La volta fisica svanisce a favore di un cielo così “lontano e vicino” da poterlo sfiorare con mano. Descrizioni relativamente poetiche, un po’ immaginifiche, ma spero utili.