Nella pratica della meditazione, spesso ci troviamo intrappolati nella dualità: desiderio e frustrazione, azione e reazione, vita e morte. Eppure, esiste una Terza Forza, nascosta e sacra, che riconcilia gli opposti e ci guida verso una comprensione più elevata della realtà. Questa legge universale, presente in molte tradizioni spirituali, ci invita a trascendere i conflitti interiori ed esteriori, aprendoci a una dimensione di unità e armonia. Attraverso la meditazione, possiamo imparare a percepire questa forza neutrale, che agisce come un ponte tra gli estremi, portando equilibrio e chiarezza. Non si tratta di negare la dualità, ma di riconoscerla come parte di un processo più ampio, dove ogni opposizione diventa un’opportunità per evolvere. Scoprire come accedere a questa Terza Forza significa liberarsi dalla meccanicità degli opposti e abbracciare una visione più profonda dell’esistenza.
«Gurdjieff la chiamava la legge del Tre oppure la Legge della Creazione.
Secondo questa legge tutto è creato da tre forze: due che conosciamo e una che rimane occulta.
Le due forze che conosciamo sono in questa dimensione, appartengono alla dualità, e pertanto si scontrano e si oppongono.
Si ha un desiderio e arriva la frustrazione, c’è l’azione e la resistenza – o reazione – c’è la vita e la morte, l’uomo e la donna, ma esiste una terza forza neutrale che si cela dietro agli opposti, che non viene vista, perché appartiene ad un’altra dimensione, e li riconcilia ad un altro livello.
Questa legge si rappresenta con un triangolo.
Nella base, ad un estremo c’è un polo ed all’altro il polo opposto e, sopra i due, un terzo polo neutro che riconcilia, eleva ed aiuta a trascendere il conflitto degli opposti che sono alla base.
Generalmente vediamo gli opposti: l’azione e la reazione, il desiderio e la frustrazione che ne consegue.
Questi sono una prigione perché sono meccanici e pertanto soggetti alla causalità.
Non c’è libertà, perché la libertà si nasconde dietro alla causalità e non è rinchiusa tra gli opposti.
Le due forze si oppongono perché si completano.
Una forza ha qualcosa e l’altra ha qualcosa che manca alla prima e quando si attraggono si completano con ciò che non avevano.
Ma hanno bisogno di un’altra forza che le unisca, perché sono separate.
Perciò esiste un terzo elemento che le unisce, una forza che viene da un’altra dimensione: per questo non la vediamo, per questo è nascosta.
E non la vediamo perché abbiamo perso l’organo in grado di percepire l’unità.
Conosciamo la vita e la morte, ma non ciò che è eterno che sta oltre il tempo e il cambiamento.
C’è qualcosa che regola il rapporto tra gli opposti, e se questo qualcosa non esistesse, gli opposti non potrebbero lavorare; non compirebbero la loro funzione.
Nel mare ci sono pesci che muoiono – che vengono mangiati.
Alcuni vivono grazie all’azione della forza attiva e altri muoiono a causa della forza contraria, distruttiva.
C’è la nascita e la morte, ma tra l’una e l’altra c’è qualcosa che mantiene l’equilibrio, che fa sì che la vita nell’oceano sia possibile.
Se la riproduzione avvenisse ogni settimana ci sarebbero troppi pesci e non sarebbe possibile entrare in mare, o se ci fosse solo una forza negativa non ci sarebbe vita nell’oceano.
Ma c’è un terzo fattore che regola, equilibra e bilancia le forze contrarie e permette che avvenga qualcosa di più grande del gioco degli opposti.
L’oceano è qualcosa di più di un deposito di nutrimento biologico.
La Terza forza è qualcosa di sacro.
E l’intervento di un livello superiore in uno inferiore, che avviene in ogni momento perché gli opposti danno movimento alla vita nel livello della dualità, ma la Terza Forza viene dal Cielo e aiuta gli opposti ad uscire dalla contrapposizione nella quale sarebbero bloccati; perciò, Gurdjieff la chiamava la “Santa Riconciliazione”
I cristiani la chiamano lo “Spirito Santo” e nell’induismo si venera come divinità, Vishnu, che mantiene la tensione tra Brahama che crea e Shiva che distrugge.
L’uscita dalla prigione psicologica nel conflitto di impulsi opposti è in questa forza e perciò è importante.
Dunque, il problema è capire come usarla, come permettere che entri.
Dentro l’essere umano c’è una specie di sistema di valvole che regolano il passaggio di forze, che arrivano da sotto e da sopra e penetrano nel centro del conflitto.
La Legge del Tre si rappresenta molte volte con il simbolo della croce.
Ciò che la croce mostra è l’intersezione di due piani: quello superiore vuole sempre scendere e quando sta per scendere, gli viene incontro quello inferiore.
Il piano superiore cerca di fare tutto il possibile per scendere; quello inferiore cerca di fare tutto il possibile affinché quello superiore non arrivi.
Ciò che dobbiamo sapere è che la valvola rivolta al piano inferiore è sempre aperta e, quando è aperta, quella rivolta verso il livello superiore è chiusa.
Perciò, se vogliamo ricevere la forza che viene da sopra, dobbiamo aprire la valvola che è chiusa.
Ma siccome è chiusa, per aprirla bisogna far qualcosa.
Quello che bisogna fare perché tutto ciò che è superiore entri nelle nostre vite è uno sforzo di separazione interiore.
Pensiamo ad una relazione di coppia.
Nella coppia ci sono spesso discussioni e lo scontro nasce proprio perché spesso sia le donne che gli uomini credono di avere ragione.
Che bisogna fare? Come superare il conflitto?
Facendo ciò che diceva Jung: purificando gli opposti.
Questo significa separarmi dalla convinzione, dal credere che io ne sappia più dell’altro, che io abbia ragione e l’altro no, perché se io rimango nella mia posizione, mi metto in un punto e rifiuto l’altro.
E così chiudo la possibilità che qualcosa del piano superiore entri in me e mi permetta di vedere e sentire da una posizione più pura e obiettiva, più reale.
Quando ciò che è superiore entra, quando lo spirituale arriva, non ci può essere orgoglio.
Quindi devi separarti dall’idea che hai di te stesso, che sei il migliore, che sei superiore e che hai ragione.
In sostanza, da cosa devi separarti?
Dalla sensazione di essere superiore che ti porta a disprezzare l’altro.
Se operi questa separazione, entra la forza superiore.
Non accade in modo automatico, ma è necessario fare uno sforzo interiore, emotivo, che è il più difficile perché lo sforzo emotivo richiede più forza degli sforzi fisici, che invece riusciamo a sopportare.
E se uno non fa nulla, non fa questo sforzo, rimane con questa idea fissa nella mente – l’idea di avere ragione – che gli fa credere che è l’altro a sbagliare, e cosi facendo la lite non finisce mai.
Un giorno chiamarono a difesa di un paese in guerra uno dei sufi più importanti: Sayyidina Ali.
Egli, in piena lotta, riuscì a stendere il suo avversario e quando fu sopra di lui, questi gli sputò e lo insultò.
Alì si arrabbiò e gli disse: “Non mi è permesso usare la spada con l’ira”.
Così lo lasciò libero, se ne andò e si rasserenò fino a quando lo incrociò di nuovo e gli disse: “Ora sono libero dall’ira”.
Potete immaginare come fini il povero uomo.
Non ci si può comportare partendo dall’ego.
Se si agisce così, si genera l’effetto contrario.
Ma normalmente ci si identifica e per poterne uscire bisogna fare uno sforzo speciale, uno sforzo cosciente.
E nel momento in cui ci si sforza, la valvola di sotto si chiude e quella di sopra si apre, scende una forza che ha a che fare con una apertura interiore, con il risveglio di una nuova percezione del proprio valore, con una nuova comprensione della situazione dove le cose non si escludono ma si integrano.»