In genere compilo un post con qualche giorno di anticipo. Tanto più se si tratta del commento a una specifica ricorrenza periodica. Ma stavolta lo redigo seduta stante. Qui non v’è nessun consenso da rastrellare, niente da realizzare, poco o nulla da dire. Formulare auguri è una prassi così consueta – quasi un esercizio retorico – che vi rinuncerei volentieri. Nulla di tutto ciò che avevo auspicato o in cui avevo sperato negli anni precedenti si è mai – neppure in parte – realizzato. Hai voglia a dir: siate buoni e meditate che ne trarrete frutti, che il cielo si aprirà per riversare su ciascuno ogni benedizione.
No, la meditazione, come peraltro qualunque approccio di tipo religioso o spirituale non può liberarci dalle nostre incombenze. Per rigenerarsi – e con ciò richiamo il tema della Pasqua – è indispensabile uno slancio costruttivo. Senza, quindi, delegare ad altri ciò che solo noi potremmo attuare. Meditare è, soprattutto, un esercizio per trovare o ritrovare equilibrio, creare ordine e quindi quella pace e tranquillità esistenziale, quella concentrazione di spirito, quel benessere psicofisico che in tanti, in troppi, promettono, ma nessuno riuscirà mai a donarci se non saremo noi stessi a conquistarlo con i nostri sforzi – leggi “volontà” –, una peculiare tenacia e dedizione o, se preferite, fede.