«Non dire: “Domani mediterò più a lungo”. Ti accorgerai all’improvviso che è trascorso un anno senza che tu abbia messo in pratica le tue buone intenzioni. Devi dire invece: “Questo può aspettare e quest’altro può aspettare, ma la mia ricerca di Dio non può aspettare”. (Il Maestro disse – Paramahansa Yogananda)»
La frase attribuita a Paramahansa Yogananda non è semplicemente un monito contro la procrastinazione: è un invito pressante a riconoscere l’urgenza interiore dell’esperienza meditativa, quando questa ha ormai cessato di essere un interesse teorico e si è tramutata in esigenza vitale. Nel sentiero della meditazione, non si tratta di “trovare il tempo”, ma di essere il tempo – di abitarlo come unica realtà viva. Quando si dice: “mediterò domani”, si sta già cedendo al meccanismo psicologico più sottile del rimando: un’apparente innocuità che però corrode la continuità della pratica. Ogni “domani” promesso a se stessi è una piccola frattura nella nostra integrità spirituale.
Per chi ha già percorso una parte del cammino meditativo, questo tema assume contorni ancor più netti. La familiarità con l’esperienza del silenzio non basta. La mente è maestra nel mimare buone intenzioni, e sa adornare di nobili propositi l’inerzia profonda. Il paradosso del ricercatore avanzato è che, pur sapendo quanto sia preziosa la pratica, può ugualmente ritrovarsi ad allontanarsene per ragioni tanto sofisticate quanto illusorie. “Ho bisogno di più concentrazione, più energia, più tempo…” – tutte giustificazioni che nascondono una verità scomoda: la paura del vuoto autentico.
Ecco perché la seconda parte dell’affermazione – “la mia ricerca di Dio non può aspettare” – risuona con tale forza. Non si tratta, necessariamente, di un Dio teologico, ma di quella Presenza essenziale che si intravede nel silenzio autentico e che non può essere delegata né mediata. Quando si è toccato anche solo un accenno di questo stato, rimandare la meditazione equivale a dimenticare se stessi. L’invocazione è allora chiara: non spostare il centro. Non attendere il momento perfetto. Non attendere, punto.
In effetti, ogni “altra cosa” può attendere. Il mondo non crollerà se si rimanda un impegno, se si chiudono per un istante gli occhi per tornare a quella sorgente interiore che sola può dare senso agli atti. È un ribaltamento delle priorità comuni, che diventa naturale solo quando si è pronti ad ammettere che nulla è più essenziale di quell’appuntamento quotidiano con il vero sé. Non come obbligo, ma come scelta radicale. Una scelta che non può essere rinviata indefinitamente, perché l’ “anima” (comunque la s’intenda) non aspetta.
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– Paramahansa Yogananda (macrolibrarsi)
– Paramahansa Yogananda su Wikipedia
– Aforismi di Yogananda
– Self-Realization Fellowship