‘Chi vive in armonia con se stesso, vive in armonia con tutto l’universo‘ (Marco Aurelio)
Credete che una frase del genere, enunciata magari in chissà quale particolare circostanza di gioia e di giubilo, sia solo mera retorica? Il dubbio è legittimo, ma l’esperienza di coloro che per un motivo o per l’altro vissero sulla loro pelle le circostanze che poi suscitarono siffatta sensazione, una vera e propria tranquillità di spirito, racconta tutt’altro. La melodia della vita, a volte, è quasi incomprensibile.
Anni fa conobbi uno Yogi particolarmente estroverso. Mi trovavo in India in una sorta di comunità religiosa (un ashram) e considerato l’ambiente particolarmente sereno e conciliante – soprattutto con se stessi, con la propria singolare interiorità – mi sarei atteso, perlomeno, qualche attimo di calma. Invece persino il lavoro si rivelava brioso. Gli ospiti erano felici di collaborare alle più svariate mansioni, quindi di festeggiare, poi riposare e, trascorso il periodo stabilito, finanche di andarsene.
Una sera, due giorni prima di salutare per sempre quella stranissima brigata o congrega di allegri meditatori, mi avvicinai a colui che avevo adottato come esempio di spiritualità – lo spumeggiante yogi che guidava quell’atipica quanto umile e riservata confraternita – e gliene chiesi ragioni. Sapete che mi rispose? “La prima e ultima regola è che devi andare d’accordo con te stesso, devi entrare in sintonia con il respiro, con i tuoi umori, con la medesima luce primordiale che scaturisce dalla tua più profonda natura. Poi, se ti pare, considera gli altri”. Ci pensai su qualche attimo soltanto. “Se non è questa l’armonia …, mi dissi”. Il tempo e l’esperienza gli diedero senz’altro ragione.