La meditazione è puro egoismo. Quando focalizzi la tua attenzione su un determinato soggetto non esiste null’altro che la tua ferma e irremovibile intenzione di appropriartene, di divenire tutt’uno con la sua pur semplice evidenza. Quando ti raccogli interiormente per raggiungere un punto di calma, tanto profondo quanto foriero di luce e di gioia, ti sei isolato dal subbuglio del mondo per nutrire soltanto la tua univoca e irremovibile volontà.
Quando adotti uno qualunque dei numerosi metodi atti a tranquillizzare i tuoi pensieri più frequenti che, come sempre, annaspano in superficie, ti stai sintonizzando col tuo ego recondito. Quando ti barcameni tra le tante pulsioni istintuali provando a sublimarne le frequenti e ridondanti necessità, stai contribuendo a creare il superego, un sostituto senz’altro più nobile, ma non per questo meno fazioso del solito, semplice, ego.
Quando … con un po’ di fantasia potrei dirlo ancora e ancora più volte. Girar di continuo attorno al medesimo concetto, senza per questo trarmi per nulla d’impaccio. Il fervore non si placa, la cupidigia si camuffa soltanto. Prima speravi solo in un futuro più comodo, ma ora miri un tantino più in là, verso l’apice, verso ciò che ritieni o ti illudi permanga comunque. Ma dico, quand’è che ti accorgerai che tutto ciò è solo una contraddittoria commedia i cui attori appartengono a un cast di eterne comparse? Sei venuto e tornerai sotto mille forme diverse. Lo so che non ti consola affatto. In realtà preferisci comunque la recita. Oggi sei un tizio qualunque, domani, chissà, un illustre personalità, ma in uno dei futuribili mondi che il teatro della vita ha voluto scherzosamente creare. Oggi sei un ego, domani un ricordo, poi luce, un’incantevole, sempiterno, ricorso di luce.