En passant. Scusami tanto, lettore più aggiornato, più edotto ed esperto, ma non si tratta di un’idea balzana; né, tutto sommato, cosi utopica.
Se vuoi meditare senza:
incrociare le gambe, ossia senza assumere una determinata postura;
recitare il mantra suggerito dalla tradizione o dal tizio tal de tali, cioè l’ultimo venuto nell’acquitrino della spiritualità a buon mercato;
praticare una delle determinate tecniche previste dall’ecosistema contemplativo di matrice post-new-age;
oppure, infine, attenerti rigorosamente a uno dei metodi suggeriti dalle tradizioni già note;
potresti seguire le seguenti, succinte indicazioni, peraltro estrapolate da scritti ben più autorevoli.
Se stai camminando, ebbene cammina; se scrivi attieniti ai pensieri pertinenti; Se conduci l’auto, rimani presente a tutto ciò che accade; se dialoghi o chiacchieri fai semplicemente attenzione a quanto ascolti o dici; quindi non divagare, resta decisamente ancorato a quel che avviene. Se necessario dimentica persino te stesso. Ora esiste solo l’accadere, il flusso naturale della vita.
Dopodiché, una volta che ti sarai ritrovato solo o fermo, rimani con quella solitudine, contempla il tuo maestoso equilibrio. Qui, ad esempio, ci sei solo tu che leggi. Poi ti rigiri su te stesso e dimentichi. Stai pur certo – me lo suggerì a suo tempo il mio maestro – che invece di sentirti coinvolto ti ritroverai, via via, rilassato interiormente e, finanche, nel contempo, distaccato.
Ciò non toglie che – all’occorrenza – sia senz’altro utile praticare, altresì, una delle tue meditazioni preferite.