La meditazione presuppone, secondo la prospettiva di Omraam Mikhael Aivanhov – che poi è la stessa di molte branche dello Yoga più classico – una qual certa padronanza della mente. Come ci si arrivi dipende – per l’appunto – dallo specifico approccio, ma dolcezza e gradualità non dovrebbero mancare mai. Quindi, al di là degli aspetti puramente metafisici, la chiave di volta dell’iter introspettivo così intrapreso si dimostrerà viepiù la propria incrollabile, proverbiale perseveranza […]
“La meditazione è un esercizio difficile, poiché presuppone una grande padronanza del pensiero. Orbene, se il pensiero è ribelle, se ama vagare, vagabondare e voi cercate di fermarlo bruscamente, bloccherete il vostro cervello.
E’ con dolcezza che dobbiamo mettere in moto quell’apparato che è il cervello, esattamente come si lascia riscaldare il motore prima di far muovere una autovettura. Dunque, quando volete meditare, non cercate di dominare subito il vostro pensiero: si rivolterà, si impunterà e vi getterà a terra. Cominciate con il mettervi in uno stato di pace, di armonia e poi, dolcemente, portate il vostro pensiero nella direzione che volete fargli prendere: qualche tempo dopo sarà a vostra disposizione e vi obbedirà. Si deve essere molto abili, molto diplomatici con il proprio pensiero. Quando avrete imparato a dominarlo, continuerà nella direzione che avrete voluto dargli per tutto il giorno, senza che dobbiate più intervenire.”
(Omraam Mikhael Aivanhov)
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– Prosveta pubblica le opere d’Aivanhov