A proposito di alcuni dubbi senza tempo: “Chi sono io?”, “Dov’è Dio?”, “Cosa è bene e cosa è male?”, “Qual è il senso dell’esistenza?”. Gli interlocutori chiedono, ma le risposte sono pur sempre le vostre, nel senso che spesso, senza quasi accorgervi, offrite già una traccia per l’elaborazione successiva di ciascuna replica. Cos’è realmente la IV Via? Seguono svariate, piuttosto ricorrenti, ma pur sempre utili questioni sulla meditazione.
From: in-the-matrix
Quesito
Da anni vivo e mi muovo portandomi dietro un profondo senso di vuoto, con in tasca le eterne domande: “Chi sono io?”, “Dov’è Dio?”, “Cosa è bene e cosa è male?”, “Qual’è il senso dell’esistenza?”.
Ho lavorato a lungo su me stesso attraverso lo strumento della psicoterapia, efficace ma non completo. Mi sono allora avvicinato, nella mia ricerca, alle idee del sistema proposto da Gurdjieff: “la IV Via” e ne sono rimasto colpito, affascinato. Vorrei saperne di più e vi chiedo se potete darmi delle delucidazioni in merito. Molte delle idee sono convincenti e mi sembrano in parte coincidere con gli insegnamenti di altri sistemi o anche con teorie delle moderne scienze psicologiche occidentali. Altre idee mi appaiono incomprensibili, ai limiti dell’assurdo. Cos’è realmente la IV Via? Che origini ha tale insegnamento? Dove può condurre? Contiene in sé un messaggio morale o è immorale? Cosa ha in comune con gli altri insegnamenti spirituali, psicologici, religiosi o filosofici? A chi può essere utile seguire tale Via? Chi può farlo? E tutte le teorie che si possono trovare su “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di Ouspensky, come vanno letti, interpretati? I Maestri di IV Via, come si riconoscono in quanto tali, perché lo sono?
Molte domande, mi rendo conto. Se potrete mettervi in contatto con me per darmi qualche risposta, ne sarò davvero felice. Vi ringrazio. Un amico che si è perso.
Risposta
Ciao “in-the-matrix”, per risponderti esaurientemente dovrei scrivere quasi un libro. Farò del mio meglio, ma in modo sintetico.
La tua ricerca esistenziale è, ovviamente, un fenomeno positivo. Nasce da un’intuizione, la sensazione generica di una nostra probabile e complessiva incompiutezza, inadeguatezza. Per rimediare hai fatto ricorso alla filosofia. Ma le domande, “Chi sono io?”, “Dov’è Dio”, “Cosa è bene e cosa è male?”, “Qual è il senso dell’esistenza?”, sono, purtroppo, solo teoriche. Nel senso che nella vita ordinaria tali quesiti non hanno riscontro reale.
Intendo dire che tu, come d’altra parte tutti noi, ti sei limitato alla superficie, senza approfondire, cercando le risposte in un sistema ben strutturato, ma oramai relativamente anacronistico, la Quarta Via, che ti desse sicurezza, certezza. Ma la vita non è sicurezza, non è certezza. L’esistenza è per sua stessa natura transitoria, temporanea, instabile.
La Quarta Via è stato un esperimento, uno sforzo di sopperire a certe apparenti incongruenze della metodologia scientifica. Un tentativo di portare in Occidente le conoscenze tradizionali della spiritualità orientale.
L’elemento “assurdo”, è un espediente del metodo di Gurdjeff finalizzato a creare sconcerto e adoperato sistematicamente per spingere con forza gli allievi al di fuori dei consueti schemi mentali ricorrenti che rispondono ad automatismi psicologici profondamente radicati e memorizzati sin dalla più tenera infanzia.
La Quarta Via non conduce, al massimo introduce, indica, dimostra. Senza più Gurdjeff, in mancanza della sua guida intuitiva che sopperiva alle inevitabili carenze di tale come di qualunque sistema predefinito, si è dimostrata un esercizio incompleto. Essa non è morale o immorale, bensì amorale.
Il ricordo di sé in quanto metodo è contemplato, ad esempio, nello Yoga di origine tantrica, nel buddhismo che lo ottimizza in “presenza di spirito”, ecc. Non conosco maestri della Quarta Via. D’altra parte, in questo come in molti altri casi, credo sia meglio fare molta attenzione ai millantatori e dubitare preventivamente.
Tu non ti sei perso. Certo, hai fatto bene a ricorrere alla medicina ed alla psicologia ufficiali. La ricerca spirituale non è una psicoterapia. Il suo ambito è circoscritto. Ora puoi senz’altro guardarti attorno e cercare di riscoprire o reinventare te stesso.
I “Frammenti” andrebbero letti e interpretati secondo questa chiave: “il nostro grado di sapere è funzione del nostro grado di essere”. Per essere dobbiamo diventare consapevoli di noi stessi da cui discenderà pure maggior chiarezza e comprensione degli altri. Alfine di realizzare siffatto risveglio Gurdjeff propone l’autoricordo. Sono in pochi ad apprezzarlo, infatti si tratta di un metodo difficile che può causare inutili tensioni. Tuttavia esistono numerose, valide, semplici alternative. Non posso suggerirti altro in quanto si tratta di scelte personali.
Colui che proseguì, reinterpretò e sviluppò mirabilmente i principi della Quarta Via fu l’incomparabile maestro di meditazione e di vita Osho. Nelle sue opere troverai numerosi richiami ai metodi di Gurdjieff.
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From: Gian Luca
Quesito
Ciao, ho iniziato a praticare la meditazione circa 2 mesi fa in seguito alla lettura di un libretto di Robin Nairm. Rimasi colpito dalla semplicità della sua esposizione e dalla serena e lucida potenza di questa pratica. Ti premetto che ho separato l’apprendimento della meditazione da quello del buddismo (per ora?). Sto praticando l’attenzione sul respiro.
Credo di avere un approccio alla meditazione molto tranquillo. Non ho iniziato aspettandomi grandi cose e adesso sento vere le potenzialità che vi avevo intuito.
Persevero e ci credo, però la mia mente è molto dispettosa. Spesso perdo l’attenzione e mi rendo conto che le distrazioni sopraggiungono da me stesso, da una produzione di pensieri di cui non riesco a isolare il momento iniziale. Qualsiasi cosa incontri con il mio sguardo spesso mi distrae. Mi trovo meglio con gli occhi chiusi, ma ho letto che dopo la primissima fase bisogna cercare di tenerli aperti, è vero? Credi che riuscirò ad andare avanti senza la guida di nessuno, da autodidatta? E dopo la fase dell’attenzione sul respiro ce ne sono altre che si possono praticare ancora senza l’aiuto di una guida?
Ti saluto con gratitudine. Gian Luca.
Risposta
Per praticare la meditazione non è necessario essere buddisti.
La tua mente non è dispettosa. Capisco che è un modo di dire, ma la tua mente sei tu. Quando osservi il respiro, o la mente, osservi te stesso. Ma come può la mente osservare la mente? Esiste qualcos’altro al di là di tutto ciò? Scoprilo. Quando ti distrai, bene. Se ti accorgi di esserti distratto, meglio. Poi riprendi ad osservare il flusso naturale del respiro e ti rendi conto che diventa quasi un mantra, una preghiera di ringraziamento. A quel punto … le parole non contano più.
Occhi chiusi, aperti, fai come preferisci, non ci sono prescrizioni, obblighi, nemmeno quello di meditare. Tuttavia, se mediti, siedi in posizione corretta e poi, preferibilmente, fai una passeggiata distensiva.
Non so se riuscirai ad andare avanti da autodidatta. Cercati degli amici che condividano tali interessi.
La pratica di attenzione è suscettibile di numerosi approfondimenti, anche senza una guida costante. Non credere che ci siano segreti o altro, solo una maggiore esperienza. E se ti attieni all’essenziale, senza esagerare o strafare, i tuoi dubbi attuali si risolveranno da soli.
Per concludere, affinché la meditazione abbia successo devi ricercare l’equilibrio in tutte le tue attività.