«Il punto di vista della meditazione è che, solo attraverso “l’accettazione della realtà delle cose così come sono”, per quanto spaventose o dolorose esse possano apparire, cambiamento, crescita e guarigione riescono a prodursi. Occorre solo scoprirle ed alimentarle, perché riescano a svilupparsi.» (Jon Kabat-Zinn)
Quesito
La pratica della meditazione, specialmente la pratica della vipassana, può portare come effetto collaterale di un modo di meditare sbagliato, la rimozione invece dell’osservazione distaccata? Se si, come evitarlo?
Risposta
Diciamo che se presti la giusta attenzione, prendendo cioè atto di quanto osservi, senza intervenire, ma solo registrando le circostanze e attendendo che eventuali pensieri molesti o “impertinenti” svaniscano da sé – nel senso che esauriscono la loro anarchica o capricciosa corsa – nell’ordinario e usuale flusso di coscienza, non può esserci rimozione. Tu non t’imponi – o dimentichi – nulla. Sei un osservatore passivo. Non neghi l’evidenza di eventuali problemi, non scacci via i pensieri, ma attendi semplicemente che seguano il loro corso e svaniscano. Ovviamente non li alimenti, te ne astieni, non collabori …
Tieni presente che i pensieri dovrebbero essere intercettati sin dal loro primo apparire. Riversa la tua consapevolezza sul pensiero nascente prim’ancora che assuma forma compiuta. Se il tuo sguardo è sufficientemente profondo il seme del desiderio sotteso svanisce senza creare lotta, conflitto, competizione, confronto, contrasto, antagonismo. Se lottassi saresti comunque sconfitto. Dissiperesti quell’energia – che ti dona la calma – sufficiente per osservare senza giudicare o propendere per nulla che non sia la tua stessa consapevolezza.
Quindi, per concludere, tu rimani consapevole di tutti i tuoi pensieri. Sia di quelli indistinti che s’approssimano furtivi per tentare d’impadronirsi della tua fertile immaginazione, sia di quelli ben delineati che hanno già preso forma. Non li releghi in un angolo buio correndo il rischio che divengano inconsci con tutte le problematiche connesse. Semmai è il contrario. Tu rammenti tutto, ma durante l’esercizio fai in modo di ristabilire una certa equidistanza tra te e tutte le pulsioni esterne che cercano di distoglierti dal tuo stato di calma e di quiete. Naturalmente la meditazione – nello specifico la Vipassana – va integrata, durante il resto della giornata, con un buon esercizio fisico, diciamo con delle asanas, o altro.