La meditazione è una sfida senza interlocutori, senza oggetto. Se credi di dover superare te stesso, educare e quindi condizionare la mente, scalare la coscienza per conquistare la vetta della consapevolezza sei già in errore. Il benessere è solo una conseguenza secondaria, cioè indiretta, dell’unità di corpo, mente e spirito.
Lo spirito della meditazione non è un folletto facilitatore, ma l’essenza della contemplazione. Un approccio che non non può essere illustrato, ma solo esemplificato, senza cioè poter dire nulla tranne l’indicazione di un esercizio che la tradizione ritiene moderatamente utile.
Ambiti della meditazione
La meditazione non cura i sintomi, non s’interessa, ad esempio, dell’ansia o della depressione in quanto tali, ma coltiva il terreno su cui cresce il giardino interiore. Si occupa del rapporto con il sostrato inerente, quello dell’essere, in modo diretto, senza l’intermediazione del pensiero. In tal senso non ha nulla a che fare, nel modo più categorico, con la psicologia, la cui utilità è peraltro inestimabile nel favorire l’integrazione e l’adattamento ottimale di ciascun individuo alla specifica società d’appartenenza. Certo, rendersi conto che l’ansia è una spia, un segnale d’insofferenza, aiuta molto, ma spetta alle discipline della mente sviluppare quest’ambito.
Al contrario, la meditazione, col semplice tocco impalpabile del suo sguardo amorevole, tenta di far germogliare i semi della gioia, prova a rendere l’aria dell’ambiente recondito un po’ più respirabile, si cimenta nel creare un ambiente di relax ove le piante umane possano fiorire e raggiungere il vero apice delle loro effettive potenzialità.
Messaggio
Nome: Gianmarco
Oggetto: suggerimenti per superare la depressione
Messaggio
La grande stima che provo nei suoi confronti mi porta a porle la mia questione: si può meditare in condizioni di depressione? Ho fatto tutti i tentativi possibili, ma la mente mi trascina verso le sue più assurde visioni …. le sarò grato se volesse dedicare una sua riflessione sull’argomento particolarmente sentito in questo periodo da molti. Grazie.
Risposta
Gent.mo Gianmarco,
io non sono un medico, tanto meno uno psicologo. Sin dagli esordi, cioè sin dall’inizio dei miei interessi al riguardo ho considerato la meditazione come una questione prettamente spirituale. Ed anche se gli interessi e gli studi in materia hanno oramai travalicato gli ambiti tradizionali dello yoga e della religiosità in genere, credo, per esperienza diretta, che non si possa prescindere comunque da nessuno degli aspetti summenzionati. Una riflessione sull’argomento? In effetti ho già scritto qualcosa.
Ora si tratterebbe d’integrare, con la massima oggettività possibile, evitando di essere ripetitivo. Ecco, quindi, qualche appunto compilato di primo acchito. La mattinata è splendida e il mio umore è in sintonia con l’ambiente. L’abitudine a rimanere relativamente ancorato al presente mi facilita, in questi casi, un approccio positivo. Non è una scelta, in realtà non si può decidere il proprio stato d’animo, ma si possono gettare le basi, seminare per cogliere in seguito le opportunità che l’attitudine odierna comporterà l’indomani, il giorno seguente, quello ancora successivo, secondo una sequela crescente che rafforza via via la fiducia in se stessi e – anche se non sempre ben riposta – negli altri.
Me la sto cavando con la sola dialettica? No, colgo l’opportunità senza uno scopo predeterminato. Pur rimanendo aderente al tema non m’impongo dei limiti prestabiliti. La vita deve fluire, gli accadimenti si devono succedere senza irretirli, senza tentare d’incanalarli se non nei limiti che il buon senso suggerisce. La meditazione aiuta davvero – e in che misura – a superare la depressione? La fenomenologia è molto vasta e, lo ribadisco a scanso di equivoci, non essendo un esperto mi baso soprattutto sui miei riscontri. Dapprincipio la meditazione acuisce la sensibilità individuale e ciò – nei soggetti più inclini – può comportare la comparsa o l’intensificazione di stati d’ansia pregressi, sotterranei o camuffati. Una sensibilità che interferisce, inevitabilmente con la lucidità e con l’umore. Nel prosieguo e nella maggior parte dei casi questa problematica si risolve da sé, ma considerata l’estrema delicatezza del problema è meglio farsi seguire da uno specialista.
Non ti ho detto nulla di nuovo, vero? Non sto tergiversando per riluttanza, ma perché penso che senza un piccolo e sistematico sforzo d’approfondimento queste note non servirebbero affatto. Mi analizzo un attimo. In passato ho subito dei traumi? Ho difficoltà oggettive, problematiche irrisolte di cui nel peggiore dei casi non ne sono nemmeno cosciente? E’ ovvio che l’acuirsi dell’auto-consapevolezza che la meditazione inevitabilmente comporta mi creerà uno scompiglio. Ma cos’è la meditazione? E’ davvero sedere a gambe pressoché incrociate per osservare, indomiti, pazienti e caparbi, il respiro, i pensieri, le reazioni, o c’è dell’altro?
La meditazione è soprattutto consapevolezza che siamo già sostanzialmente liberi. Sennonché lo temiamo, noi paventiamo la libertà, in effetti preferiremmo dipendere; e la meditazione diventa una corsa ad ostacoli, in qualche caso persino un calvario. Perché se da una parte ci rendiamo quasi subito conto dei benefici complessivi che comporta, dall’altra ci spaventa. Faremo, quindi, di tutto per rimanere in superficie, per non approfondirla mai, per posticiparla, veleggiare su un mare di buoni propositi, di finte promesse, in un oceano di speranze. In questi casi l’intento di praticare diventa l’ennesimo appiglio, forse persino un ostacolo alla propria salute.
Mi dispiace per alcuni esperti odierni – comprendo che spesso debbano offrire un gingillo, un trastullo – ma la meditazione non consiste esclusivamente nell’addestrare o esercitare la mente per incanalare l’attenzione in modo da realizzare o accedere a una sorta d’empireo – di spazio alternativo – e raggiungere una visione così profonda da percepire la calma, la quiete, la chiara luce della fonte … Meditare è innanzitutto comprendere la natura composita della vita; rendersi conto che ogni risposta solleverà ulteriori quesiti che a loro volta richiederanno altrettante risposte. Il rilassamento metodico, di converso, è estremamente utile. Quanto più, ad esempio, il respiro si calma, tanto più percepisci l’unità di corpo, mente e spirito. Una seduta di meditazione è accettabile solo se diventa, nel contempo, una seduta di rilassamento.
Quando chiesi aiuto al mio maestro, un insegnante zen, mi rispose all’incirca così. Ti propongo una meditazione assurda, una meditazione per temperamenti – come accadde, quindi, anche a me – temporaneamente depressi. Quanto più credi che la meditazione ti aiuti, tanto più troverai riscontri, starai meglio. Ma sono fenomeni temporanei. Prima o poi il vaso di coccio delle credenze s’infrangerà sul muro dell’effimero, del transeunte, di tutto ciò che muta e non permane mai. La coscienza non è un fenomeno statico, bensì libertà, dinamismo, creatività. La coscienza, che è vita, è gratuita, non ha fini, potremmo persino dire che è senza senso. La meditazione, che è inutile, è la ricerca del senso della vita. Meditare è realizzare proprio questo circuito. Chiaro? :-)) Più che spiegare la meditazione ho cercato di trasmetterne lo spirito.
La meditazione è una possibilità già prevista dalla natura, ma se suscita visioni potrebbe significare che ti stai concentrando eccessivamente, o per lo meno forzando l’attenzione. D’altra parte concentrare il proprio spirito è solo una delle vie possibili. Non si può imporre la fine – ossia la calma, il rallentamento, la relativa quiescenza – del pensiero. E’ un evento che deve accadere da sé e noi possiamo solo permettere che si compia, ossia creare le condizioni affinché lo stato meditativo subentri spontaneamente. Leggi questi brevi appunti di J. Krishnamurti sulla meditazione (archivio). Tieni, altresì, presente che le tecniche di meditazione formali non sono imprescindibili. Considera pure l’importanza di seguire la via di mezzo. La mente è per sua natura estremista. Attieniti all’equilibrio e non potrai che giovartene.
Epilogo
La stessa energia che si manifesta come ansia (o depressione) può trasformarsi in calma, serenità e gioia di vivere. Infine, se da tutto ciò nascesse la fede come certezza sarebbe un evento positivo. Spero tanto di esser stato, non dico esaustivo, giacché ne dubito, ma per lo meno un po’ utile. Un sorriso e un ringraziamento.