Quesito
– Mi offri una definizione alternativa e un po’ più evoluta di meditazione? Ne ho fin sopra i capelli della solita tiritera. Grazie.
Risposta
La meditazione è una pausa pressoché spontanea del flusso ordinario dei pensieri durante cui la percezione si espande oltre gli ordinari limiti sensoriali. Sicché la mente diviene o assurge, essa medesima, al ruolo di senso.
La meditazione è la realizzazione di uno spazio interconnesso e preesistente. Taluni lo indicheranno come un campo di coscienza cosmica, talaltri come un exploit di consapevolezza oceanica. C’è chi lo considera come una delle modalità di approccio super-sensibile all’incognita divina; chi, invece, lo enumera tra gli effetti del rilassamento protratto e profondo. Tuttavia, al di là delle definizioni, sarebbe utile puntualizzare ulteriormente come si medita.
Qual è, innanzitutto, l’elemento invariante della meditazione? La caratteristica da cui non si può prescindere è, in primo luogo, il rilassamento. Meditare è, essenzialmente, una sorta di ricettività passiva, è un non-fare; quindi, non pensare, non interagire; è un’attesa che si potrebbe protrarre quasi all’infinito, ma senza che ci sia nulla che debba o non debba necessariamente accadere.
Nondimeno, per raggiungere questo stato di relativa quiescenza, nonché di estrema disponibilità è utile, a volte, adoperarsi attivamente con qualche metodo fino al punto di abbandonarlo e disporsi, spontaneamente, a quell’inattività – o accettazione – peraltro foriera di mille e uno sviluppi, detta meditazione. In tal senso, la cosiddetta preghiera, ben lungi dall’essere solo un omaggio, un ringraziamento o una richiesta alla deità coinvolta, può essere altresì interpretata come un preliminare per raggiungere l’apertura tipica di chi, alfine, afferma, “sia fatta la tua volontà”. Ebbene, sia fatta la volontà di chi legge – mai di chi scrive – e di tutti coloro che desiderano il meglio per chiunque.