W. Hart e S. N. Goenka riportano un breve racconto sull’impossibilità di descrivere e quindi di comprendere ciò che non può essere esperito direttamente, così com’è. Il concetto sembrerebbe piuttosto banale, ma solo perché la sua disamina richiede un ulteriore approfondimento. Non è un’astrazione relativa, tutt’altro. Anche se con l’aiuto dei simboli possiamo provare a rappresentare, ossia a tratteggiare e illustrare, qualunque situazione, la realtà e quindi la verità sarà sempre univoca. Non vi è alcuna possibilità di fraintendere, ciò che si percepisce direttamente non è mai ambiguo o ambivalente, ma per comunicarlo si ricorre spesso a degli escamotage semantici che purtroppo non conducono a nulla. In tal guisa, secondo tale prospettiva – aggiungiamo noi –, la divinità può esser ricondotta ben più a un sentimento che ad un oggetto.
«Due ragazzi molto poveri vivevano mendicando cibo di casa in casa, in città e in campagna.
Uno di essi era cieco dalla nascita e l’altro lo aiutava; così se ne andavano insieme per trovare da mangiare.
Una volta il ragazzo cieco si ammalò.
Il suo compagno gli disse: – Rimani qui e riposati. Andrò io in giro a mendicare per tutti e due e ti porterò qualcosa da mangiare. –
E se ne andò a chiedere l’elemosina.
Quel giorno gli fu dato un piatto molto gustoso: un budino di latte all’indiana, il khir.
Non lo aveva mai assaggiato e gli piacque moltissimo.
Ma sfortunatamente, non aveva un contenitore con cui portarlo al suo amico, e così lo mangiò tutto.
Quando ritornò dal compagno gli disse: –Sono molto dispiaciuto, oggi mi è stato dato un piatto delizioso, un dolce di latte, ma non ho potuto portartelo.
Il ragazzo cieco gli chiese: –Com’è questo dolce di latte? –Oh, è bianco. Il dolce di latte è bianco.
Cieco dalla nascita, non capiva: –Che cos’è il bianco? –Non sai che cos’è il bianco? –No. –È l’opposto del nero. –E il nero cos’è? –Egli non sapeva neppure cosa fosse il nero. –Cerca di capire, ti prego, è bianco! –
Ma il ragazzo cieco non poteva capire.
Così il suo amico si guardò intorno, vide una gru bianca, la acchiappò e gliela portò: –Ecco, bianco è come quest’uccello.
Non potendo vedere, allora il ragazzo cieco allungò la mano per toccare la gru: –Ah, ora capisco cosa sia il bianco! È soffice. –No, no, non ha niente a che fare con l’essere soffice.
Bianco è bianco! Cerca di capire. –Mi hai detto che è come la gru e io l’ho esaminata. La gru è soffice. Allora bianco significa soffice, quindi il dolce di latte è soffice. –No, non hai capito.
Prova ancora.
Di nuovo il ragazzo cieco esaminò la gru, passando la mano su e giù dal becco al collo, dal corpo fino alla punta della coda. –Ah, ora ho capito. È tutto curvo! Il dolce di latte è curvo!
Il ragazzo cieco non può capire perché non ha la facoltà di sperimentare che cosa sia il bianco.
Allo stesso modo, se non sviluppate la facoltà di sperimentare la realtà così com’è, per voi essa sarà sempre tutta curva, distorta.»
(Da: “La meditazione Vipassana come insegnata da S. N. Goenka. Un’arte di vivere”, William Hart)
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