La pratica meditativa – l’esercizio della meditazione tout court – è quanto di più concreto si possa immaginare. Nonostante, in genere, si tenda a credere il contrario, ossia che la meditazione sia un addestramento che attiene soprattutto alla sfera dell’introspezione spirituale, nonché della rinuncia e dell’accettazione incondizionata dei luoghi comuni che l’inveterata società dei consumi ad oltranza ci propina, la realtà è ben diversa. Per procedere celermente lungo il metaforico cammino che da se stessi conduce, pensate un po’, niente di meno che a se stessi, la pratica volenterosa e costante è pressoché indispensabile. Cullarsi sulle onde del mar tempesta della propria incoscienza equivale solo a perdersi…
«Applicarsi è utile.
Man mano che prendete confidenza col vostro respiro, vi accorgete che l’inconsapevolezza è dovunque. La respirazione v’insegna che non solo l’inconsapevolezza fa parte dell’ambiente, ma è l’ambiente stesso. Ve lo fa capire continuamente, dimostrandovi che non è facile rimanere concentrati sulla respirazione, anche se ne avete tutte le intenzioni.
Numerosi elementi s’infiltrano, ci distraggono, impediscono la concentrazione.
Ci rendiamo conto che nel corso degli anni la mente si è riempita sempre di più, e ora è come un solaio ingombro di ciarpame e roba vecchia.
Rendersene conto è un grande passo avanti nella giusta direzione.»
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– https://it.wikipedia.org/wiki/Jon_Kabat-Zinn
– https://it.wikipedia.org/wiki/Mindfulness