Un interessante ed esauriente articolo sulla meditazione secondo il rispettabile punto di vista Hare Krishna. Vi suggerisco di leggerlo in quanto la tecnica spiegata ha, a mio avviso, rimarchevoli assonanze con altri metodi più specificatamente trattati in queste pagine. Cominciamo, innanzitutto, con un riepilogo orientativo. “Popolarità della Meditazione”: la meditazione sta diventando sempre più popolare in una società meccanica e impersonale, dove è difficile sentirsi “a casa”. “Benefici della Meditazione”: studi indicano che la meditazione può migliorare significativamente la salute fisica e mentale, aumentando l’efficienza e l’entusiasmo nella vita quotidiana. “Meditazione e Realizzazione del Sé”: la meditazione aiuta a eliminare l’ignoranza e le abitudini malsane, permettendo di sperimentare piaceri superiori e di stabilire una relazione amorevole con l’Essere Supremo. “Tecnica del Mantra Hare Krishna”: Sri Caitanya Mahaprabhu ha introdotto la meditazione sul mantra Hare Krishna, che è facile da apprendere, piacevole da praticare e aiuta a liberare la mente da condizioni indesiderate.
Gli osservatori sociali ci dicono che la nostra società sta crescendo in modo sempre più meccanico, impersonale e inadatto ai bisogni dell’uomo. In altre parole, diventa sempre più difficile per noi sentirci a nostro agio.
Perché e come meditare
Perché la meditazione sta diventando così popolare al giorno d’oggi? Cos’è che fa sentire a una persona mentre medita che ciò è così piacevole? Per rispondere a queste domande lo psicologo Lawrence Le Shan ha intervistato molte persone che meditano. Per Le Shan, la risposta che maggiormente riassume l’esperienza della meditazione era, “E’ come andare a casa”.
La “casa”, naturalmente è un luogo felice e sicuro a cui sentiamo di appartenere e siamo amati per quel che siamo. La casa è piena di parenti e amici che ci sostengono. La casa ci protegge dai pericoli del mondo, mentre ci permette di apprendere allo stesso tempo quali sono le occasioni del mondo che ci possono procurare felicità. Ma oggi, sfortunatamente, il sentimento di essere “a casa” è sempre più raro.
Filosofi, psicologi e politici descrivono i nostri tempi con parole come “ansietà”, “disperazione”, “conflitto,” “guerra calda”, “guerra fredda”, e “scontro futuro”. Commentatori sociali ci dicono che la nostra società sta diventando sempre più meccanica, impersonale, e indifferente alle necessità umane. Persino in paesi ricchi e relativamente sicuri come gli Stati Uniti, le famiglie si spostano incessantemente da un quartiere all’altro o da un appartamento ali’ altro, e se per puro caso si ottiene sicurezza fisica, rimane ancora tuttavia un diffuso sentimento di essere senza casa. La gente non sa, in mezzo a un costante mutamento della società e a un grossolano commercialìsmo, dove riporre la propria fiducia, dove appoggiare il proprio cuore. Infine, persino le più semplici funzioni della vita (bere acqua, mangiare e respirare) ci possono causare ansietà a causa della minaccia di inquinamento.
E’ naturale per noi volerci sentire a casa. Tuttavia, come vediamo, la nostra tesa civilizzazione a velocità rompicollo fallisce nel darci quel sentimento familiare. Infatti, la civilizzazione moderna spesso ci spaventa, facendoci alzare la pressione sanguigna, facendo fluire adrenalina e ci costringe a cercare energici soccorsi. Alcuni combattono la loro paura con bere, con droghe e/o con la televisione. Tuttavia, questo tipo di sollievo è temporaneo, superficiale, e poco piacevole. Smorzare la consapevolezza di un problema non lo risolve.
Nel cercare una soddisfacente soluzione più permanente a questi problemi, molte persone (inclusi dottori e psicologi)
si sono rivolti alla meditazione e hanno ottenuto imponenti risultati. Il Dr. Daniel Goleman riferisce che “l’abilità a trattare lo stress aumenta con la pratica della meditazione”. Gli scienziati stanno scoprendo che la meditazione può migliorare in modo significativo la salute fisica e mentale di una persona. Il Dr. Le Shan nota “Vi è nella vita di ogni giorno (di coloro che meditano) una più grande efficienza ed entusiasmo”. E la meditazione procura tutto ciò senza nessun effetto nocivo.
Per di più, quando leggiamo manuali di meditazione (la Bhagavad-gita così com’è, per esempio), troviamo che la pace della mente e il sollievo dallo stress sono solo piacevoli sottoprodotti associati al raggiungimento di una meta persino più alta di quella di colui che medita.
D’altra parte come la Bhagavad-gita spiega, la meditazione toglie alla persona l’ignoranza e le abitudini malsane in modo naturale, senza nocive repressioni, permettendole di sperimentare un piacere più alto. Per esempio le persone fumano le sigarette e indulgono in alcool e droghe perché ne traggono un certo piacere. Tuttavia, durante la pratica della meditazione, colui che medita sperimenta gradualmente livelli sempre più alti di un piacere interiore che supplisce al suo desiderio di sostanze malsane. Questo stesso principio opera per porre rimedio a reazioni psicologiche dannose come l’ansietà, lo stress, la collera ingiustificata. La meditazione permette all’individuo di contattare le tendenze psicologiche sane già esistenti in lui. Questa esperienza salutare è così intrinsecamente remunerativa che colui che medita incomincia ad essere attratto naturalmente verso le salubri tendenze nella vita di ogni giorno.
La sorgente di questo piacere più alto sperimentato nella meditazione è un liberato e illuminato sè. Sri Krishna dice nella Bhagavad-gita che questo stato illuminato “è caratterizzato dalla propria abilità di vedere il proprio sè con una mente pura e di gustare e gioire nel sè”. La Gita, spiega anche che quando una persona medita collega la sua coscienza individuale ad una amorevole reciproca relazione con l’Essere Supremo (Dio o Krishna), l’esperienza di illuminazione si sviluppa al suo più alto potenziale e diventa permanente. “Essendo situati in tale posizione”, dice la Gita, “non si è mai scossi, neppure in mezzo alla più grande difficoltà. Questa è infatti la vera libertà da tutte le miserie…”
Mentre si muove verso questa meta, colui che medita ha letteralmente il sentore di “ritornare a casa”, come Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada descrive. “Casa”, in questo contesto, significa che l’individuo realizza la sua vera identità ed è in grado di agire in accordo ad essa. La meditazione, allora non solo libera dall’angoscia, ma promuove anche l’espressione più completa possibile dello spirito umano.
O, come si dice, la miglior difesa è l’attacco. Il metodo migliore per difenderci dallo stress, dall’alienazione e dal sentimento di essere senza casa, è adottare una pratica che ci dirigerà verso la giusta direzione del “ritornare a casa”, ritornare al nostro vero sè e ad una amorevole relazione con Krishna. Dio.
La tecnica della meditazione
Come dice Geraldine Coster in Yoga e Psicologia Occidentale, “la religione moderna non promuove la ricerca della consapevolezza del sè in modo sufficiente da attrarre una mente scientifica o addirittura dotata di intelligenza critica”. La Coster sente che la meditazione attrae questo tipo di persone, perché la meditazione una tecnica pratica i cui benefici risultati sono sperimentati individualmente da colui che la utilizza.
Per raggiungere gli effetti benefici della meditazione non è richiesto nessun adeguamento mentale o intellettuale, come per esempio l’accettazione a priori di una serie di credi. La reale pratica della meditazione illumina la coscienza al punto che l’individuo sperimenta la verità, come esperienza reale di percezione diretta. In altre parole, la meditazione incarna lo spirito scientifico e non settario che attrae così tanto la gente moderna.
A questo punto sorge la domanda. Qual è la tecnica di meditazione che si adatta maggiormente ai tempi in cui viviamo? La sorprendente proliferazione di tecniche”alza-coscienza”, ha confuso molta gente, ma se consultiamo ancora le autorità classiche in materia troveremo una rassicurante unanimità: sia i maestri rispettabili che le scritture, raccomandano vivamente la meditazione sul mantra orale come mezzo migliore di sperimentazione della realizzazione spirituale e del più elevato piacere in questi giorni e in quest’era. E uno psicologo moderno come il
Dr. John Heide (nel Journal of Humanistic Psychology), acconsentono prontamente. Meditazione e mantra sono, nelle parole di Heider, “necessari allo sviluppo della vita come per l’igiene dentale è necessario usare lo spazzolino regolarmente”
Il Dr. Abraham Maslow spiega che una persona, che conosca o no il processo in cui opera “…se soggettivamente la fa sentire meglio che con qualsiasi altro metodo, la nuova esperienza si convalida da sè….si giustifica da sè, diventa valida da sè.” La pratica della meditazione sul mantra rapidamente prova da sè di essere quell’esperienza autogiustificata e autoconvalidata di cui Maslow parla qui.
La meditazione orale sul mantra è facile da apprendere e piacevole da praticare. Dopo che avete letto le seguenti istruzioni, potete immediatamente iniziare a praticare la meditazione a casa vostra, senza incorrere in costose spese di iniziazione.
La meditazione sul maha mantra
In India 500 anni fa, Sri Caitanya Mahaprabhu introdusse nell’era moderna la meditazione sul mantra iniziando liberamente tutti – senza distinzione di razza, religione o stato sociale – al canto del mantra più efficace di tutti, l’antico segreto Hare Krishna mahamantra.
Maha significa “grande,” man significa “mente,” e tra significa “liberare.” Quindi, mahamantra significa “la grande vibrazione sonora che libera la mente da condizioni indesiderabili.” Nel libro Psychology of Consciousness, il Dr.Robert E. Ornstein dice, “Effettivamente, il ‘magico’ giace nel suono delle parole, che sono designate per avere un certo effetto sulla coscienza.” Ascoltando semplicemente il suono di un mantra, una persona pulisce la propria mente da negative qualità psicologiche e simultaneamente coltiva qualità favorevoli.
Non c’è nessun bisogno di un mantra privato. Sri Caitanya Mahaprabhu, democratizzò la meditazione rendendo il mantra Hare Krishna disponibile per tutti nei termini più liberali. Lui insegnava, “Non ci sono rigide regole per il canto…” Una persona può cantare il mantra Hare Krishna dovunque e in qualsiasi momento, sia per sollevarsi dall’angoscia che per avanzare nella realizzazione spirituale. Tuttavia il mattino presto è un momento particolarmente favorevole per la meditazione. Inoltre la pratica della meditazione sul mantra Hare Krishna, procede più armoniosamente se vi dedicate un tempo specifico nel corso della giornata. Destinate un conveniente periodo di tempo che si adatta al vostro programma giornaliero, e se è possibile, gradualmente incrementate la vostra pratica fino a un’ora o più. Potrete organizzare la vostra pratica in due sessioni durante il giorno o la sera.
Per cantare il mantra Hare Krishna, assumete una posizione comoda, certo non distesi o dinoccolati (diventereste solo sonnolenti). Potete cantare seduti, in piedi, o camminando. Potete tenere gli occhi aperti o chiusi, potete alternare tra occhi aperti e occhi chiusi. Ripetete il mantra -Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare- in modo che sia da voi udibile per tutto il tempo che intendete meditare. (Accertatevi di muovere le labbra e le mandibole come nel pronunciare parole comuni.) Potete cantare come preferite, tanto ad alta voce, quanto sommessamente. Potete anche variare tono e inflessione. Ricordate, “Non ci sono rigide regole.” La meditazione è una scienza personale, e le persone non sono macchine.
Non c’è nessun metodo meccanico per sviluppare il vostro potenziale. Per aver successo una tecnica di meditazione deve essere naturale, libera, e espressiva come lo siete voi.
Piuttosto che soffocare le vostre personali tendenze espressive naturali, la tecnica Hare Krishna opera con queste tendenze per stimolare lo scorrere naturale della meditazione .
Mentre cantate fissate semplicemente la mente sull’ascolto del suono del mantra. Quando parlate è naturale per voi ascoltare la vostra voce. Durante la meditazione dirigete questa attenzione naturale nel l’ ascoltare il mantra. La qualità della vostra meditazione dipende da quanto bene fate questo.
E’ vero che durante la meditazione la vostra mente può vagare o sognare a occhi aperti. Quando ciò accade non combattetelo; riportate solamente la vostra attenzione all’ascolto del mantra. Come dice Sri Krishna nella Bhagavad-gita (6.26), “Ovunque la mente vaghi a causa della sua natura agitata e instabile, deve essere ricondotta sotto il controllo del sè spirituale.” Srila Prabhupada spiega, ” La mente è inquieta per natura…ma può riposarsi nella vibrazione sonora di Krishna.” La mente cerca conoscenza e piacere, e poiché li trova nel suono del mantra Hare Krishna, diventa pacifica e soddisfatta.
Le parole del mantra Hare Krishna provengono dall’antica lingua sanscrita. Hare significa “colui che porta via tutti i disturbi della mente” e “colui che risveglia tutte le qualità salutari.” Hare significa pure “l’energia di potenza di piacere di Dio.” Krishna e Rama sono nomi personali di Dio. Krishna significa “infinitamente affascinante.” Rama significa “riserva di piacere.” Quando colui che medita ripete questi suoni, il mantra gradualmente gli rivela il suo significato e ne intensifica l’avanzamento personale.
Ora avete tutto ciò di cui avete bisogno per iniziare a casa vostra la pratica della meditazione. Ripetete semplicemente il mantra Hare Krishna e ascoltatene il suono. Il progresso seguirà automaticamente. Un ultimo suggerimento – il vostro grado di progresso dipenderà anche dalla sincerità del vostro sentimento mentre cantate. Ricordate ancora che la meditazione è una scienza personale. Se incontrate delle difficoltà o se avete domande sulla meditazione del mantra Hare Krishna o sulla meditazione in generale, mettetevi in contatto con il centro Hare Krishna più vicino a voi, …
Vi auguro un dolce e piacevole viaggio di “ritorno a casa.”