Esiste uno spazio, al di là del turbinio incessante dei pensieri, dove le domande perdono ogni urgenza e le risposte smettono di contare. Non è un luogo da raggiungere, ma una dimensione da riconoscere, già presente eppure spesso dimenticata sotto il peso delle nostre elucubrazioni mentali. La vera meditazione non consiste nell’affinare la mente o nel trovare soluzioni più sagge, bensì nel fare esperienza diretta di quel vuoto fecondo dove ogni rumore psicologico si placa. Immaginate un cielo senza nuvole: così è la coscienza quando si libera dall’identificazione con i suoi stessi contenuti. I grandi maestri non ci hanno lasciato risposte, ma la testimonianza di un possibile risveglio da quel sogno collettivo che scambiamo per realtà. Praticare non significa allora imparare qualcosa di nuovo, bensì disimparare l’abitudine inveterata a credere ai nostri stessi pensieri, scoprendo invece la libertà radicale di chi osserva senza farsi catturare. In questo spazio di pura presenza, la mente diventa finalmente ciò che è sempre stata: un utile strumento, non più un padrone tirannico. E la vita? Un mistero da vivere, non più un problema da risolvere.
La meditazione è la fine della mente
“C’è solo una cosa che può trasformare ed è andare al di là della mente, al di là del pensiero, e arrivare a uno spazio in cui il cielo è assolutamente sgombro dalle nuvole. A quel punto non sorgono più domande e nessuna risposta è necessaria. La gente pensa che Gautama il Buddha, Mahavira, Zarathustra o Lao-Tzu abbiano trovato la risposta. Si sbagliano. Hanno perso entrambe: domanda e risposta. Hanno trovato un silenzio indisturbato sia da domande che da risposte. Quando l’ho detto ai lama buddhisti tibetani, sono rimasti shoccati perché pensavano che Gautama il Buddha avesse trovato la risposta. Ho detto loro: “Se trovi la risposta, sei ancora all’interno della mente, sei ancora molto vicino alla domanda”.
Gautama il Buddha è andato oltre la domanda e la risposta. Ha trovato il silenzio, indistruttibile. La filosofia trova risposte, la vera religione trova uno stato che va molto oltre domande e risposte. Queste sono infantili, sono come giocattoli per bambini. La mente è estremamente furba. Usa le tradizioni, usa le religioni e le filosofie, e solo per sopravvivere. Ti dà ogni genere di domande e quindi di risposte, per sopravvivere. Ma qualsiasi questione sollevata dalla mente è futile tanto quanto qualsiasi risposta trovata dalla mente. La mente è un esercizio in pura futilità. Solo pochissime persone al mondo sono state in grado di realizzare la verità che la mente è l’unico nostro problema. Se possiamo andare al di là della mente, verso il silenzio, in un silenzio completo e profondo, assolutamente indisturbato, nemmeno da un accenno di pensiero, allora abbiamo trovato non la risposta, ma qualcosa di esistenziale, una trasformazione, una mutazione, una rivoluzione in noi stessi che distrugge ogni domanda e risposta, e ci lascia in totale serenità, in grandiosa beatitudine.
La meditazione non è che l’annichilimento della mente. La meditazione non è un allenamento della mente: la meditazione è la fine della mente. Vivere aldilà della mente non vuol dire che non puoi adoperarla. Al contrario solo chi vive aldilà è in grado di usare la mente come uno strumento. La mente continua a torturare chi non ne è andato aldilà, è un incubo. Egli non può usare la mente perché non è al di sopra di essa. Sii un testimone della mente. Nel tuo testimoniare, l’aldilà ti aprirà le porte.”
[ Da: Osho – “La Divina melodia dell’Essere” ]
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– Osho.com
– Osho Rajneesh – Wikipedia
– Oshoba.it
– Aforismi di Osho (1931-1990) | Meditare.it (Meditazione nel Web)
