Qual è il segreto della meditazione? Innanzitutto sii, quanto più possibile realistico. Ossia, attieniti a ciò che vedi senza attribuirgli proiezioni personali, interpretazioni volitive o, finanche, fantasiose. Quindi osserva coloro che meditano già, specialmente se sono in gruppo e cerca di cogliere l’elemento invariante che li accomuna, al di là dell’ambiente in cui praticano o di altri fattori estemporanei. Ebbene, cos’è che li accomuna? Senza troppi giri di parole, si tratta, soprattutto, della “presenza”. Sono presenti a se stessi come a tutto ciò che li circonda e sembrano, tutto sommato, nonostante la loro apparente quiescenza, felici. E mentre il silenzio che emana dall’insieme coinvolge, quindi, anche gli occasionali astanti, l’attenzione li sconcerta, li lascia senza pensieri a osservare se stessi e il propria respiro senza che nemmeno se ne rendano conto. Seguono alcune utili considerazioni sulla meditazione di Jon Kabat-Zinn. …
«Se ti capita d’imbatterti in una persona che medita sai subito di essere entrato nell’orbita di qualcosa d’insolito e di particolare. Conduco corsi di meditazione e ritiri, dunque ho fatto abbastanza spesso questa esperienza: alle volte osservo centinaia di persone sedute in silenzio, intente, mentre non succede niente se non ciò che accade nei vari paesaggi interiori della vita stessa, che si svolge in ogni singola persona presente, attimo dopo attimo. Uno che passasse di lì troverebbe che è ben strano: centinaia di persone sedute in una stanza, in silenzio, a non fare niente e non per un attimo, ma per svariate decine di minuti, alle volte perfino per un’ora di seguito.
Allo stesso tempo potrebbe anche essere colpito dalla sensazione di intensa presenza che emanano quelle persone, un’esperienza rarissima per tutti noi. Se tu fossi quella persona che passa, anche se non avessi alcuna “idea di ciò che accade in quella sala, è probabile che ti troveresti inspiegabilmente invogliato a fermarti ed osservare con grande attenzione e curiosità quel gruppo di persone, a unirti a loro nel campo energetico del silenzio.
Già di per sé, percepire l’attenzione sveglia e senza sforzo che si trova alla base di quello starsene seduti immobili in silenzio è una cosa che attrae e armonizza e che trasmette una grande forza, data l’intenzionalità che un gruppo del genere incarna.
Attenzione e intenzione. Cento persone presenti in un silenzio consapevole, immobili, senza altro programma che essere presenti sono a pieno titolo una manifestazione stupefacente della bontà umana. È profondamente commovente, questa presenza immobile. In realtà però mi commuove il respiro quand’è profondo, come superficiale quando è superficiale. Ne conosco l’entrare e l’uscire. Ne conosco la natura, impersonale, perché sappiamo, in un qualche modo profondo, che non siamo “noi” a respirare, che ciò che accade è qualcosa di più che non il semplice respiro. La consapevolezza penetra la natura impermanente di ogni respiro. Conosce ogni singolo pensiero, sentimento, percezione e impulso nel momento in cui sorge dentro, fuori e intorno a ogni respiro.
Perciò la consapevolezza è la qualità conoscente dello stato Coscienza, la caratteristica centrale della mente stessa.
Mantenerla accesa la rafforza; si rafforza da se stessa. Là consapevolezza è il campo in cui avviene la conoscenza; quando quel campo è reso stabile dalla calma e dalla concentrazione su un punto, quello che si mantiene è il continuo sorgere della conoscenza, e la sua qualità ne è rafforzata.
Questo conoscere le cose così come sono si chiama saggezza. Proviene dalla fiducia nella propria mente originaria, che non è altro che una consapevolezza stabile, infinita e aperta.
Più pratichiamo il rivolgere l’attenzione e il mantenerla, più impariamo a fermarci senza sforzo nel suo mantenimento, come quando si abbassa il pedale d’espressione nel pianoforte: la nota continua a risuonare a lungo anche dopo che si è abbassato il tasto.
Più rimaniamo in questo stato di attenzione mantenuta, più ci si rivela la naturale radiosità della nostra natura intrinseca, espressione di saggezza e d’amore insieme localizzata e infinita, non più offuscata dagli altri né, ciò che più conta, da noi stessi.
È un campo di conoscenza che sa istantaneamente quando una cosa compare o si sposta o scompare nel suo vasto spazio.
Il campo della luce solare è sempre presente, ma spesso è oscurato da una copertura di nuvole; lo stesso vale per la mente, dove le nuvole (di produzione propria) sono la sua abitudine a distrarsi, la sua infinita proliferazione di immagini, pensieri, storie e sensazioni, molte delle quali non del tutto pertinenti. […]»
(Fonte: Sadhana, “La presenza” di Jon Kabat-Zinn – trascritto da un filmato)
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– Jon Kabat-Zinn – Wikipedia
– Mindfulness – Wikipedia