Uno dei luoghi comuni più mediocri e dozzinali in cui ci si possa mai imbattere – se non prestar fede, ossia crederci senza alcun contraddittorio, senza il benché minimo dubbio – è che l’amore sia, esclusivamente, un insieme di propositi platonici e sdolcinati. L’amore ideale non è la chiave di volta risolutiva e spirituale di ogni male, una sorta di panacea universale adatta per ogni tempo e tutte le stagioni. Semmai ci sono momenti in cui l’amore deve abbandonare le vesti dimesse del masochismo sociale, tralasciare il puro idealismo per assumere atteggiamenti ben più costruttivi. Con una formula che, oserei dire, piuttosto controcorrente, si sono circostanze in cui l’amore non è il mezzo, è solo il fine. Leggiamo, a tal proposito, Osho…
«Ho insegnato alla gente solo amore e silenzio, e sono stato trattato come un criminale… e la gente che non fa altro che parlare di ideali di libertà, democrazia, libertà di pensiero e di espressione, libertà di ogni individuo di essere se stesso. Tutto il mio insegnamento può essere riassunto in una semplice frase: reverenza per la vita e per la libertà. Ma l’amore deve imparare a non essere solo un bocciolo di rosa. Quando si accorge che il momento è giunto, deve diventare una spada. L’amore sa anche ruggire come un leone. L’amore non è soltanto dolce poesia; se l’amore fosse solo dolce poesia, non potrebbe sopravvivere, in questo mondo di pazzi. Deve essere forte: più forte dell’odio, più forte della rabbia; deve essere simile al ruggito di un leone … ma anche quando gridi, il tuo urlo dovrebbe scaturire dall’amore, dalla compassione, in modo che i sordi possano sentire e chi è cieco possa finalmente vedere.»
– Osho –
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– it.wikipedia.org/wiki/Osho