In un mondo costellato da imperfezioni e ostacoli quotidiani, spesso dimentichiamo che la mente può essere un giardino da coltivare con delicatezza e intenzione. La pratica della meditazione, intesa come disciplina interiore costante, offre uno spazio dove imparare a osservare senza giudizio, a lasciar andare ciò che disturba e a raffinare il nostro modo di percepire la realtà. Invece di fissarci su ciò che manca o sugli errori, possiamo imparare a rivolgere lo sguardo verso ciò che arricchisce, educando l’attenzione a scoprire tracce di bellezza anche dove sembra esservi solo caos. Questo processo, lontano dall’essere immediato, si costruisce giorno dopo giorno nella semplicità degli atti quotidiani, nel modo in cui trattiamo noi stessi e chi ci circonda. Non si tratta di negare le difficoltà, ma di scegliere dove investire la propria energia mentale: imparare a riconoscere il valore nei dettagli più minuti, anche quando la realtà si presenta ruvida. Così, l’esercizio del bene diventa una scelta consapevole, una via concreta per elevare la qualità della nostra presenza nel mondo.
La manifestazione ha avuto luogo affinché ogni essere possa sollevarsi dalla imperfezione alla perfezione (Hazrat Inayat Khan)
Così, la purificazione della mente – da un punto di vista morale – dovrebbe essere appresa nella vita di ogni giorno: provando a considerare le cose con simpatia, favorevolmente, guardando gli altri come si guarda se stessi, mettendosi nei la ro panni, invece di accusarli, nel vedere le loro debolezze.
Le anime, sulla terra, nascono imperfette e piene di difetti; poi si evolvono naturalmente, arrivando alla perfezione.
Se fossero tutte perfette, non vi sarebbe ragione per crearle.
La manifestazione ha avuto luogo affinché ogni essere possa sollevarsi dalla imperfezione alla perfezione.
Questo è lo scopo e la gioia della vita e perciò questo mondo è stato creato.
Se tutte le persone e tutte le circostanze fossero perfette, non vi sarebbe alcuna gioia nella vita, né ci sarebbe alcuno scopo nell’essere venuti al mondo.
Purificazione della mente significa, quindi, purificarla da ogni impressione indesiderabile; dimenticando non solo i difetti degli altri, ma giungendo anche a dimenticare i propri.
Ho visto delle persone virtuose accusarsi dei propri errori, sino a diventare l’errore stesso.
Concentrarsi insistentemente sugli errori, significa imprimere l’errore nella mente.
Il principio migliore è di dimenticare gli altri e noi stessi e di far sì che la nostra mente accumuli tutto ciò che vi è di buono e di bello.
Tra i monelli delle strade dell’India, vi è una significativa occupazione: prendono della terra e cercano se vi è in essa dell’oro o dell’argento.
Tutto il giorno le loro mani sono nella polvere.
Che cosa cercano? Oro e argento.
Quando in questo mondo imperfetto cerchiamo tutto ciò che è buono e bello, avremo molte occasioni per essere delusi.
Nello stesso tempo, però, se continuiamo a cercare, non badando alla polvere, ma sforzandoci di trovare l’oro, lo troveremo.
E una volta che cominciamo a trovarlo, ne troveremo sempre di più.
Viene un tempo, nella vita di un uomo, che riesce a vedere qualcosa di buono anche nell’uomo peggiore del mondo.
E quando ha raggiunto questo punto, anche se il bene fosse coperto mille volte, egli riuscirebbe ad appropriarsene, perché cerca il bene e quindi attrae il bene.
