“Alla ricerca della profondità, oltre le superficialità quotidiane, il maestro zen – e di meditazione – Roland Yuno Rech invita – durante il corso di una sesshin – con la concretezza tipica dei suoi insegnamenti – a esplorare l’essenza della mente umana. Con uno stile incisivo e riflessivo, Rech ci guida in un viaggio interiore che supera gli ostacoli della mente condizionata, spingendoci verso una comprensione più profonda di noi stessi. Attraverso l’esplorazione di tematiche quali la consapevolezza, la pratica dello zazen e la ricerca del significato della vita, l’ammirevole guida spirituale offre delle ottime, puntuali e concrete istruzioni di meditazione, quindi invita a liberarsi dalle catene del pensiero ordinario e a scoprire la verità che risiede al di là delle parole e dei concetti. Un invito a guardare oltre e a connettersi con la dimensione più quieta, tranquilla, finanche impercettibile della propria esistenza”.
«Durante zazen, continuate a concentrarvi bene sulla vostra postura; in particolare, non lasciate che la testa cada in avanti. Spingete bene il cielo con la sommità della testa, rientrando il mento.
Rilassate le spalle, distendete il ventre, e concentratevi bene sull’espirazione. Fate anche attenzione alla posizione delle mani. La mano sinistra è nella mano destra, il bordo delle mani è in contatto col basso ventre, i pollici si toccano orizzontalmente. Non lasciate che i vostri pollici cadano.
Quando ci si concentra sul contatto dei pollici e sulla forma delle mani in zazen, allora si smette di pensare con la mente ordinaria, ma si pensa attraverso il corpo e lo spirito in unità. Questo pensiero è al di là dell’attaccamento a tutti i pensieri.
Lo spirito diventa come un vasto specchio che abbiamo chiamato Hokyo Zanmai: il Samadhi dello Specchio Prezioso che canteremo questa mattina e che comincia con l’espressione “Nyoze no ho” “Così è il Dharma”, così com’è, al di là di tutte le nozioni, al di là di tutti i pensieri: è con questo ‘al di là di tutti i pensieri’ che noi ci armonizziamo in zazen.
Il Dharma del Buddha si è trasmesso da maestro a discepolo attraverso la concentrazione in zazen. E questa concentrazione non è una tecnica particolare ma risulta al contrario dall’abbandono dello spirito della tecnica, lo spirito che vuole sempre manipolare le cose per ottenere qualcos’altro.
La pratica di zazen è realizzata spogliando il corpo e lo spirito da ogni spirito di ottenimento. Non c’è bisogno di nient’altro che questo. Anche se dopo zazen cantiamo dei sutra, facciamo delle cerimonie, pratichiamo delle prosternazioni, queste pratiche non sono necessarie. Una sola cosa è necessaria: abbandonare completamente se stessi nella pratica di zazen.
Quando cominciamo a cercare il Dharma, è molto lontano da noi perché ce ne facciamo una certa idea e così ce ne separiamo. Ma quando abbandoniamo tutte le idee, tutte le nozioni, il Dharma che siamo noi stessi si attualizza nella nostra pratica. È una grande liberazione. Ma se pensiamo di aver ottenuto la grande liberazione, allora ne facciamo immediatamente qualcosa di limitato.
Nel Sutra di Vimalakirti Sariputra chiede a una dea che ha una bellissima voce: “Che cosa avete ottenuto, quale realizzazione vi ha dato un tale potere di espressione?”
Ella rispose: “E’ il fatto che non ho guadagnato nulla e non ho realizzato nulla che mi ha permesso di raggiungere questo stato”.
Perché secondo il Dharma del Buddha colui che raggiunge, che ottiene qualcosa, è qualcuno pieno di vanità. E così, in definitiva, l’essenza del Dharma del Buddha è la pratica mushotoku.
È quello che ha insegnato per quindici anni ogni giorno il Maestro Deshimaru: solamente mushotoku; e così lo spirito è immediatamente liberato da tutti i suoi veleni.»
[Sesshin di Ghigo di Prali diretta dal Maestro Roland Yuno Rech – Dai Bai Ojo: Lo spirito stesso è Buddha – Sabato 10 maggio 2008, kusen (insegnamento orale del maestro ai discepoli durante zazen) delle 7:00]
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– Roland Yuno Rech — Wikipédia (wikipedia.org)
– Sesshin – Wikipedia
– Fonte