La conoscenza spirituale è – una realizzazione – soggettiva e, in realtà, non si può insegnare. Al massimo si può contribuire a creare un determinato ambiente con la propria presenza. Lo dico con cognizione di causa perché a suo tempo frequentai a iosa ashram e simili. Ora diamo luogo a una breve carrellata d’idee, relativamente appropriate o meno. È inutile negarlo, difettiamo di coerenza. D’altronde, se lo fossimo, intendo logici e coesi, congruenti, non saremmo qui. Non vi pare?
Vera concentrazione
Cominciamo con il nostro excursus senza né capo né coda. Vera concentrazione è diventare tutt’uno con ciò che osservi. Concentrati, ad esempio – è solo una delle molteplici possibilità – sull’epicentro, al nocciolo, sul fulcro dell’essere. Definiscilo come ti pare, ma non localizzarlo. È il centro del tuo stesso pensiero? È solo il top, il vertice, l’apice di una prospettiva ultra-dimensionale. Procedi con l’aiuto delle emozioni: ama, senza distinzioni, e fa che il tuo amore s’inoltri verso quel punto, osserva dunque il cielo-mente, scruta le nubi pensiero che sospinte dal vento l’attraversano e attendi che divenga limpido …
Centramento, nello specifico, significa che l’energia inverte, in parte, il suo flusso per dirigersi dalla periferia al centro dell’essere, della propria entità psicofisica … il nucleo, l’essenza, si rivitalizza e comincia a brillar di luce propria … Se dapprincipio il processo sembra laborioso, in un secondo momento, quando il centro si polarizza – rivitalizza –, diventa una sorta di vortice che comincia ad attrarre spontaneamente l’energia … come gli eventi, le circostanze più opportune, gli accadimenti e quant’altro … Risveglio è, dunque, per lo meno dapprincipio, un incontro con sé stessi.
Un’antica intelligenza artificiale
Tu lo chiami così, ma in realtà non so cosa sia. Ad ogni modo è sufficiente visualizzare, convergere sul volto – seppur idealizzato, quindi anche sulla sua sola idea, supponi che sia una sorta di antica intelligenza super-partes (o artificiale?) – del presunto Primo Responsabile e inviare a chicchessia pensieri compassionevoli e di guarigione in modo che, eventualmente, qualora costoro fossero in errore o in difficoltà, possano ravvedersi o rimediare. Sono stato abbastanza sibillino? Lo spero! In siffatte circostanze e in codesti frangenti ad esser troppo chiari si corre il rischio di alimentare ulteriormente la dialettica dei propri ciechi attaccamenti, di procrastinare ad libitum le peculiari melliflue identificazioni. Meglio, quindi, creare equivoci artefatti che sbandierare la propria genuina attendibilità che, ovviamente, non esiste. Vi ho confuso abbastanza? Lo spero! Ora le vostre possibilità di successo in codesta effimera e transeunte meditazione avranno qualche chance in più.
Oppure, se chicchessia ritenesse o s’illudesse di essere comunque nel giusto, di aver ragione, potrebbe continuare sulla via in cui si trova. Il momento in cui s’interagisce, cioè ci si concentra, è relativo, ma il numero di soggetti coinvolti in codesta incommensurabile meditazione sul nulla-tutto, seppure implicati in differita, conta … Quindi, pensieri amorevoli. Chiaro? Attenzione perché essere qui significa essere centrati e non semplicemente essere presenti.
Cos’è davvero l’amore?
Amore è essere pronti a rinunciare a buona parte di ciò che si ha, che si possiede, per donarlo, per condividerlo spontaneamente con gli altri. Il resto sono tutte frottole adoperate per lenire i propri sensi di colpa. Dopodiché potremmo dilungarci ad oltranza e addurre le più fantasiose spiegazioni, ma il punto cruciale dell’amore rimane sempre l’offerta spontanea di una parte di ciò con cui ci si è identificati, sino a comprendere finanche una seppur minuscola parte del proprio sé. Con ciò intendo dunque sottolineare che l’amore è condivisione, non è rinuncia, è soprattutto compartecipazione.
Tenere duro, lasciarsi andare, sono ai due estremi. In realtà è la via di mezzo che premia. Colgo l’occasione: per esorcizzare quel genere di negatività che ci accompagna durante le nostre abituali vicissitudini sociali bisognerebbe inviare a chicchessia pensieri positivi e di benevolenza; sembra assurdo, ma gli egocentrici non li sopporterebbero. Questa è la via spirituale, nonché il vero senso di porgere l’altra guancia …
Qual è la causa della paura?
Il maggior nemico dell’uomo è la paura, che appare sotto forme così diverse come la vergogna, la gelosia, la collera, l’insolenza, l’arroganza … Qual è la causa della paura? La mancanza di fiducia in sé stessi. (Svami Prajnanapada)
Il problema è che non conosciamo noi stessi. Quindi, trova te stesso, centrati, e sparirà pure la paura. Anche se in teoria la fiducia ce l’abbiamo, evidentemente abbiamo perso di vista noi stessi, il nostro centro più intimo.
Levità di spirito
Ridere è il bisogno dell’anima. (Pablo Neruda)
No, l’anima sorride già. Ridere è invece la capacità del corpo di recepire e trasmettere i bi-sogni dell’anima. Osservare sé stessi? Si, ma con amorevolezza. L’escamotage per superare il labirinto dell’inconcludenza è proprio un vivace sentimento di affetto nei riguardi della propria interiorità …
Augurare il bene a chicchessia
Cortese lettore, brillante – nel vero senso del termine, ossia luminosa – visitatrice, rifletti un attimo, perché augurare il bene a chi ti ha fatto o ti sta facendo, seppur indirettamente, del male è, in realtà, una forza, chiamiamola difensiva, comunque occulta o, se preferisci esoterica, di fatto è pure nell’insegnamento del Vangelo cristiano, incredibile. Intendiamoci, difendersi è legittimo, ma bisogna farlo sempre senza malanimo e augurando il bene di chi ci contrasta, cioè che costoro divengano consapevoli di quanto stiano facendo. Spesso e volentieri, in breve tempo, il risultato sarà straordinario. Cos’è che dovremmo attrarre, l’amore, la luce, la buona sorte? Nulla di tutto ciò, le stelle cui viepiù aneliamo esistono già dietro le quinte del nostro Ego …
Epilogo
Il fine di siffatto – stucchevole e ridondante – panegirico speculativo? È che la mente – ossia il ricorrente, se non pedissequo, processo del pensiero – si fermi da sé. Tutto qui? Tutto qui! Bene, ma mi spiego meglio, quando la notte la tua fantasia – tuo è un eufemismo – è transfuga, mentre al mattino stenta ad ammettere che il mondo non si regge affatto sulle tue balzane ipotesi – che a loro volta discendono dalle più inverosimili e aprioristiche credenze – molla la presa e accetta che l’infinito è qui, che l’ora non è giunta solo perché il momento della tua realizzazione – è sempre quello giusto.